di Caterina
Oggi, 28 Giugno, é una data
che i molti melomani sparsi nel mondo aspettano. Fra poche ore verrà infatti
trsmesso, in diretta cinematografica, Otello di Verdi dalla Royal Opera House
di Londra.
Come ho già avuto modo di
commentare su Operaclick http://www.operaclick.com/recensioni/teatrale/londra-royal-opera-house-otello
, siamo di fronte ad una chiave di lettura quasi psicoanalitica. Il Moro esordisce con poche frasi in declamato, emerge quasi di
soppiatto da una pedana che si innalza al di sopra del coro, e già lo sentiamo
e vediamo umanamente esposto agli umori del popolo cipriota. Da subito l'Otello
di Jonas Kaufmann ci appare come il prototipo dell'antieroe, condottiero
vittorioso in battaglia ma dalla personalità spezzata in due. La sua
vulnerabilità è facile preda del brutale e frontale attacco portato da Jago.
Nessun contrasto è meglio riuscito di quello fra l'alfiere nefasto di Marco
Vratogna, rozzo, brutale, e l'insicurezza latente del Moro. Bianco e nero,
facce speculari della stessa medaglia, il rapporto fra i due avvelena e
contamina l'esistenza di Otello grazie alla concertazione vibrante e
drammaticamente efficace di Antonio Pappano .
Per tutti coloro che
saranno al cinema questa sera vi suggerisco di prestare attenzione
all'interpretazione del tenore tedesco già dal duetto d'amore del primo atto.
Il condottiero dalle gonfie labbra si abbandona in grembo ad una maternale
Desdemona, Maria Agresta, indifeso e totalmente in balia della sua sposa. Lo spirito indomito, il condottiero glorioso,
ha già deposto le sue armi, lasciando l'iniziativa alla donna che ha lottato
per averlo.
Photo Helga Geistanger
Salto temporale: Jago ha
inoculato il veleno nel corpo di Otello. In apertura di terzo atto il processo
di Jaghizzazione è già in atto e
Kaufmann oscilla tra il canto mellifluo pubblico al livore degli a parte.
L'insinuante datemi ancor l'eburnea mano si scontra col feroce insulto Vi credea...quella vil cortigiana che è la
sposa di Otello. La mente vacilla, tra l'angoscioso e ardente desiderio di
credere Desdemona innocente e la spietata certezza della colpa. Tutto è
racchiuso in poche battute, la discesa agli inferi è davanti a noi.
Il monologo successivo è il
vertice interpretativo di quest'Otello londinese. Vero soliloquio, oscilla tra l'atroce sofferenza e il
selvaggio Si bemolle acuto all'arrivo di
Cassio, ricadendo nel registro grave Orror,
supplizi immondi. Kaufmann si rifugia su una passerella al di sotto
della quale ascolta Jago irretire Cassio a proposito delle sue conquiste
amorose. Le frasi spezzate, lo sguardo velato rivelano un Moro schiantato.
La furia trattenuta che lo
porta ad architettare l'uccisione di Desdemona é da brividi. Tra frasi
sibilanti indirizzate alla moglie Frenate dunque le labbra loquaci e accenti
d'ira incontrollata il terzo atto di Kaufmann é un capolavoro di
interpretazione. Il suo Otello arriva a
compimento proprio lungo l'arco temporale di quell'atto.
Il canto sublime della
scena finale, la carezza quasi pentita alla sposa addormentata prima di
impugnare la scimitarra, è la logica conseguenza di una caratterizzazione
finalmente arrivata a compimento dopo due atti discontinui.
Si esce da teatro
contratti, consapevoli di aver assistito ad uno spettacolo imperfetto, ma allo
stesso tempo consapevoli che nessun'altra chiave di lettura del capolavoro
verdiano ci appagherà dopo questa.
https://amnerisvagante.wordpress.com/2017/06/28/vademecum-per-la-visione-di-otello-al-cinema/
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