di Caterina
Conversare con France
Dariz è come immergersi in una materia
liquida, perché si entra dentro un processo di formazione e maturazione
attraversando il repertorio italiano, francese e tedesco. La voce ampia e gli
acuti "facili" sono le sue credenziali di accesso per una carriera agli albori che passa dal
Macerata Opera Festival 2017. Da cover
di Irene Thèorin, il soprano francese si è infatti ritrovata a debuttare allo
Sferisterio in Turandot per un infortunio occorso alla titolare. Incontrandola
tra una recita e l'altra è piacevole andare alla scoperta di una personalità
solare, dalle idee chiare e già ben proiettata alla costruzione
intelligente di un percorso professionale.
Confesso di non sapere
nulla di te, della tua formazione e di come ti sei accostata allo studio del
canto...
La mia è una famiglia di
musicisti. Dal bisnonno al nonno fino a mio padre, tutti sono musicisti. Mia
nonna materna era cantante, quindi è stato naturale per me e mio fratello
studiare musica. Ho iniziato con il pianoforte e con l'arpa, anche se ho sempre
cantato a casa, il canto lirico non era mai entrato nella mia prospettiva. Mio
padre è jazzista, quindi guardavo più che altro alle grandi cantanti jazz. Poi,
per caso, il maestro di canto della mia scuola mi ha fatto una piccola
audizione ed è partito tutto sa lì. Ho
lasciato lo studio di pianoforte ed arpa e mi sono dedicata completamente al
canto.
Com'è statala tua
formazione specifica? Hai subito trovato la tua voce?
Il mio primo maestro con il
quale mi sono diplomata era indeciso all'inizio. Ho iniziato come soprano
lirico partendo dal repertorio francese con Les Pecheurs des Perles, Roméo et
Juliette e Manon per via della mia
facilità in acuto. Ricordo che già ai primi esercizi, partendo dal do
centrale riuscivo ad arrivare al si bemolle senza grande sforzo. Per migliorare
la salita all'acuto allora ho iniziato a studiare parti come Rosina o la
Contessa. Infine il mio maestro mi ha fatto studiare In quelle trine morbide
dalla Manon Lescaut di Puccini e ho capito che ero piuttosto un soprano
drammatico di agilità.
Attualmente da chi sei
seguita e con chi ti consulti nell'affrontare lo studio di ruoli nuovi ?
Sei anni fa ho vinto un
concorso in Francia e lì ho conosciuto la mia attuale maestra Lise Arseguet con
la quale ho un rapporto di totale fiducia. È per me fonte di grande sicurezza
ed i suoi insegnamenti e consigli hanno sempre funzionato. È stata un grande
soprano che per motivi di salute ha dovuto abbandonare la carriera
forzatamente. Ha lavorato anche con Messiaen e con lui ha inciso la versione
per pianoforte e soprano de Le poéme pour Mi. È stata la prima a sentirmi
mentre studiavo Turandot e da subito ha riconosciuto che la mia voce era adatta
alla parte. Oggi sono in continuo contatto con lei per ogni nuova proposta e
ogni volta che preparo un ruolo.
Raccontami di questa
Turandot al Macerata Opera Festival che è un po' il caso dell'estate operistica
festivaliera italiana.
Intanto ci tengo a dire che
non avrei mai pensato di cantare qui. È stato un doppio debutto il mio, allo
Sferisterio e nel ruolo, e non avrei mai pensato di sostituire Irene Thèorin
con la quale sin da subito si è instaurato un rapporto improntato ad una grande
e sincera cordialità. Purtroppo per lei si è infortunata subito dopo la prima,
così a due giorni dalla seconda recita ho avuto la comunicazione che avrei
cantato io. Avevo seguito tutto l'iter delle prove sin dal 20 giugno, ma non
avevo mai provato in palcoscenico. C'è però un elemento importante che mi ha
aiutato a superare lo stress del debutto: in questa produzione Turandot è in
scena sin dall'inizio quindi ho potuto respirare l'atmosfera dello spettacolo
da subito e soprattutto avere contezza del rapporto buca-palco.
Molti cantanti sostengono
che per un debutto in un ruolo sia più facile essere impegnati in allestimenti
tradizionali piuttosto che in produzioni maggiormente innovative.
In questo caso non sono
d'accordo. Perché Ricci e Forte hanno studiato a fondo l'opera. La forza del
loro spettacolo sta nel fatto di avere offerto una lettura nella quale niente è
lasciato al caso, anzi tutto è pensato nel quadro di una visione quasi
psicoanalitica. Questa è una Turandot che spinge alla riflessione e si sviluppa
su diversi piani di lettura. Non è per un pubblico passivo perché ti spinge a
pensare al significato dell'amore, del
desiderio e quindi alla paura che queste forze innescano.
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Tu hai già esperienza di
canto in spazi aperti come l'arena di Verona ed ora allo Sferisterio. Quali sono i principali problemi
dell'acustica e qual è la tua opinione in merito all'amplificazione così spesso
utilizzata outdoor?
Qui a Macerata per fortuna
non abbiamo necessità di amplificazione. Questo è un vero teatro anche se non è
nato per ospitare l'opera lirica, quindi l'acustica è molto buona. Lo stesso
muro di fondo quando cantiamo con le spalle al pubblico serve da cassa di
risonanza perché proietta verso la platea la forza della voce. Quanto meno per
voci grandi come la mia non pone nessun problema. Lo stesso succede ad Orange
il cui teatro antico ha anch'esso un'ottima acustica. Allo Sferisterio inoltre
riusciamo a sentire bene l'orchestra, cosa che invece è un problema a Verona
dove l'amplificazione impoverisce le voci. Sono convinta che la lirica non sia
fatta per i microfoni che appiattiscono la resa musicale e vocale.
Torniamo alle tue scelte di
repertorio in una prospettiva futura. QualI sono il tuo orientamento e il tuo
criterio di scelta?
Finora devo dire che Verdi
e Puccini mi hanno dato le maggiori soddisfazioni. Spero di riprendere Aida e
di debuttare come Abigaille, per la quale mi sento pronta, al più presto. In
Verdi soprattutto ci sono ruoli formidabili per soprano drammatico e che mi
affascinano. Penso ad Odabella e Lady Macbeth. Sono anche molto attratta dal
Verismo e ho già un progetto per Chènier
in un teatro italiano. Fare Maddalena di Coigny è infatti uno dei miei sogni.
Già da qualche anno inoltre sto studiando le bionde, come dicono in
Germania, di Wagner, quindi
Elizabeth, Elsa , Sieglinde e Senta.
Tutte le esperienze precedenti nel
repertorio francese e italiano mi servono così per affrontare meglio anche quello tedesco. Se Verdi e Puccini colpiscono
al cuore, Wagner invece entra nella
mente e ti soggioga. Spero arrivi presto il mio debutto in uno di quei grandi
ruoli, sempre tenendo bene a mente che non si può cantare solo Wagner perché si
rischia di perdere l'elasticità.
Quanto a Strauss qual
è la tua attitudine?
Per questo genere di
repertorio ho il massimo rispetto, ma lo considero un universo a se stante. Per
il momento è molto lontano da me, non credo lo affronterò prima di diversi anni. Dovessi cantare
Elektra adesso....non so cosa potrei fare dopo!
Nella costruzione della tua
carriera hai dei modelli di riferimento e con chi ti piacerebbe cantare oggi?
Indubbiamente se penso a
Wagner un modello inarrivabile è Birgit Nilsson, mentre oggi guardo ad Irene
Thèorin, sopratutto dopo aver condiviso con lei quattro settimane di prove per
Turandot. Fra i tenori la mia ammirazione va a Franco Corelli per la sua
vocalità simile ad un torrente in piena.
Attualmente il mio tenore di riferimento è Jonas Kaufmann in quanto riesce a passare da un repertorio
all'altro senza mai forzare, usando sempre la sua voce. Lo ammiro per la sua
grande intelligenza di interprete e anche per essere riuscito con grande abilità
a non farsi "incasellare" in un determinato genere come succede
abitualmente nel nostro mondo. Nel mio piccolo pure io non vorrei mai dover
circoscrivere la carriera fra un esiguo numero di ruoli.
Veniamo a qualcosa di più
personale. Hai una routine particolare
oppure un'alimentazione specifica a seconda che tu abbia uno spettacolo o meno?
Non credo si possa definire
una vera e propria routine. Certo è che di solito arrivo in teatro due o tre
ore prima dell'inizio. Nel pomeriggio comincio a riscaldare la voce, poi se, come a Macerata, la recita comincia alle
21,00, alle 18 mangio qualcosa che mi dia la giusta energia. In generale cerco
di stare molto attenta all'alimentazione, perché noi cantanti lirici abbiamo
spesso problemi di reflusso gastroesofageo.
Questa sera hai l'ultima
recita di Turandot. Cosa farai adesso?
Ritorno a casa ad Avignone,
da mio marito che è il punto fermo della mia vita. Lui non è nè cantante nè
musicista, quindi mi tiene con i piedi
ben piantati a terra. Siamo insieme da molti anni e lui è la parte saggia della
coppia. Insieme ce ne andremo a Bayreuth per
una vacanza e nell'occasione mi godrò
il Festival.
France Dariz chiacchiera
ancora in libertà e poi si allontana ridendo, forse già proiettata verso la sua
vacanza tedesca. In bocca al lupo, toi toi toi!
https://amnerisvagante.wordpress.com/2017/08/13/conversando-con-france-dariz/
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