Dramma in quattro atti di Arrigo Boito (firmatosi con lo pseudonimo e
anagramma di Tobia Gorrio)
musiche di Amilcare Ponchielli
Per narrare de ‘La Gioconda’ di Ponchielli, bisogna subito
dire che viene molto poco rappresentata, ma che contiene molti messaggi che ben
si attagliano anche certi tristi aspetti
della contemporaneità, come si evince dalla note di regia di Federico Bertolani
a cui null’altro riesco aggiungere: “i personaggi sono tragicamente caparbi,
seguono ciecamente le loro passioni… a discapito del realismo che li
circonda….le loro verità sono deboli e i sentimenti confusi. L’amore si
confonde con l’odio, il rispetto con la violenza, la legge con l’abuso di
potere..”
Personaggi e interpreti
La Gioconda: Saioa Hernández
Enzo Grimaldo: Francesco Meli
Barnaba: Sebastian Catana
Laura Adorno: Anna Maria Chiuri
Alvise Badoero: Giacomo Prestia
La Cieca: Agostina Smimmero
Zuàne: Graziano Dallavalle
Un Cantore: Nicolò Donini
Isèpo: Lorenzo Izzo
Un Pilota/Barnabotto: Simone Tansini
Daniele CALLEGARI, direttore
Federico BERTOLANI, regia
Andrea BELLI, scene
Valeria Donata BETTELLA, costumi
Fiammetta BALDISERRI, disegno luci
Monica CASADEI, coreografie
ORCHESTRA REGIONALE DELL'EMILIA ROMAGNA
CORO DEL TEATRO MUNICIPALE DI PIACENZA
Corrado CASATI, maestro del coro
VOCI BIANCHE DEL CORO FARNESIANO DI PIACENZA
Mario PIGAZZINI, maestro del coro
Coproduzione Fondazione Teatri di Piacenza,
Fondazione Teatro Comunale di Modena,
Fondazione I Teatri di Reggio Emilia
Credit
foto Roberto Ricci
La Gioconda, ricca di danze, tra cui la più
celebre ‘Danza delle ore’ è a buon diritto considerata una Grand Opéra,
con una drammaturgia fortemente spettacolare
e ricca di colpi di scena. Sia la scrittura musicale che quella
librettistica sono degne di rilievo e, sottolineando la poca rappresentazione
della stessa, si evidenzia il merito della Fondazione Teatri di Piacenza, con
le Fondazioni di Modena e Reggio Emilia, per la proposta. Il pubblico di melomani ha
letteralmente preso d’assalto il Comunale dando una chiave di lettura
importante alle direzioni artistiche: il
‘sold out’ non si fa esclusivamente con le opere di repertorio, ma anche con
messe in scena non abituali, ma curate in ogni dettaglio e ricche di idee messe in pratica!!! Questo forse il
motivo della massiccia troupe televisiva per le riprese.
La regia c’è! La scenografia c’è! E
ci sono pure tutti gli altri elementi indispensabili alla realizzazione di
questa applauditissima ‘La Gioconda’. La scenografia semplice, ma decisamente
comunicativa realizzata da Andrea Belli, rispetta i quattro fondamentali elementi
naturali: il fuoco, che appare materialmente in scena, l’aria rappresentata dai vapori in trasparenza, la
terra su cui poggiano tutte le vicende e l’acqua che invade il
palcoscenico, come a Venezia invade e
contorna la città.
La regia di Federico Bertolani è curata in ogni particolare ed è evidente
risultato di ampio studio sia della vicenda, che dei singoli personaggi, che
della partitura: ricca di movimento, atteggiamenti e gestualità si avvale di
pochi elementi scenici di forte impatto.
La coreografia curata da Monica Casadei per e con la Compagnia Artemis Danza è elemento predominante e di assoluta
efficacia per questa Grand Opéra, riuscendo ad intervenire in completa
contestualizzazione con la vicenda,
rappresentandola
coreograficamente con gusto
contemporaneo e addirittura acrobatico come nella succitata ‘danza delle ore’
dove ogni movimento ricorda le lancette dell’orologio con capriole a uno o più
danzatori, piuttosto che lo scandire del tempo con movenze ritmate e cadenzate.
I costumi di Valeria Donata Bettella, sono indiscutibilmente belli, pertinenti ed indossati con la necessaria
naturale eleganza! Le luci ben disegnate da Fiammetta Baldisseri sono state esaltate dai riflessi dell’acqua,
che naturalmente ondeggianti sulle volute dorate del soffitto, hanno creato
suggestioni raffinate.
L’Orchestra Regionale dell’Emilia Romagna è stata diretta dal maestro
concertatore e direttore Daniele
Callegari, non certamente nuovo a queste esperienze e che anche in Gioconda ha saputo trarre delle belle
emozioni con direzione attenta e chiara in sinergia emozionale con i professori
in buca e con gli artisti sul palco. Il Coro
del Teatro Municipale di Piacenza, ricco di molti elementi giovani, è stato
diretto da Corrado Casati con
dedizione e partecipazione ed altrettanto plauso va a Mario Pigazzini direttore delle Voci Bianche del Coro Farnesiano di Piacenza.
Il cast è di tutto rispetto e
ritengo riguardoso rispettare l’ordine citato in locandina, per raccontare dei
singoli personaggi ed interpreti.
La giovane Saioa Hernàndez è il soprano nel ruolo del titolo: ascoltata per la
prima volta oggi non si può restare
indifferenti alla facilità negli acuti ed alla espressività lirica! Davvero
brava sotto ogni punto di vista e sicuramente ne sentiremo parlare a lungo ed a
breve !!! Francesco Meli è l’ambiguo
Enzo Grimaldo che ama Gioconda come una sorella, ma Laura come una focosa
amante. Nella vicenda, come quasi sempre nella vita, Enzo sceglie Laura che come in ogni melodramma
che si rispetti viene salvata dalla sicura morte che il marito tenta di mettere
in opera, dalla rivale Gioconda che si sacrifica per amore, seppur non
corrisposto, di Enzo. Francesco Meli non necessita certo di presentazioni
essendo a buon titolo uno dei migliori tenori del panorama internazionale:
nelle varie parti è rilevante la sua prestazione e dopo l’assolo
pregevole, il teatro viene invaso dal meritato applauso spontaneo e
sfrenato! Anna Maria Chiuri con il
ruolo di Laura Adorno supera addirittura
l’apprezzata interpretazione della zia principessa in Suor Angelica sostenuta
qualche tempo fa; con Laura diventa sensuale, bella e provocante prima e
desolata e rassegnata alla morte poi. La Chiuri è sempre rilevante per tono ed
espressività coloristica.
Il libretto di Boito conferì tratti
inusuali, sia nei versi che nella drammaturgia riscontrabili ad esempio nel
personaggio di Alvise Badoero interpretato superbamente da Giacomo Prestia che offre
colore scuro e tono imperioso
inciso dalla carica interpretativa. Agostina
Smimmero in ‘la madre cieca’ è decisamente brava sia come espressività
facciale e movenze da non vedente che come vocalità: morbida emissione,
arricchita da toni lievemente scuri che esaltano, senza esagerazione, il
racconto musicale di questa povera donna scambiata addirittura per strega,
forse per la sola diversità consistente nella cecità. Il baritono rumeno Sebastian Catana, seppur all’inizio
dell’opera viene annunciato dalla direttrice artistica Cristina Ferrari di una
improvvisa influenza, ha saputo superare
l’indisposizione con una brillante interpretazione di Barnaba: dentro e fuori
l’acqua (sarà mica questo il motivo del raffreddamento!?) canta con
temperamento e sicurezza affascinante: voce molto bella caratterizzata da
facilità di emissione, colore scuro e di temperamento invidiabile.
Un sincero apprezzamento anche a Graziano Dallavalle in Zuàne, Nicolò Donini in un cantore, Lorenzo Izzo in Isèpo e Simone Tansini in un pilota e
Barnabotto.
La Musica vince sempre.
Renzo Bellardone
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