martes, 2 de abril de 2019

OTELLO – TEATRO COCCIA DI NOVARA


 30 marzo 2019
Per quanto riguarda il balletto prediligo largamente la danza contemporanea a quella classica, in quanto la prima è decisamente più vicina ai nostri gusti ed alla nostra comprensione. Se si vogliono tramandare le diverse culture, l’operazione di nuova creazione o attualizzazione del preesistente  è assolutamente indispensabile, senza volere con questa teoria cancellare, dimenticare o travisare la classicità e la primogenitura della realizzazione. 
Balletto in due atti
Musiche Antonin Dvořák
Balletto di Roma
Coreografia e scene Fabrizio Monteverde
Assistente alle coreografie Anna Manes
Costumi Santi Rinciari – Light Designer Emanuele De Maria
Costumi realizzati da Sartoria Tailor’s & Co. di Spatafora Angela Liana
Produzione Balletto di Roma



Uno dei maggiori successi del Balletto di Roma è proprio questo Otello, proposto dalla visione del Teatro Coccia di Novara. Nessuna recensione può essere esplicativa ed esaustiva come le note di regia nel programma di sala, scritte dallo stesso creatore del balletto Fabrizio Monteverde, che racconta che l’ambientazione è quella di una banchina di un porto di mare largamente ispirato a quello in ‘Querelle de Brest’ per la regia di Fassbinder, dove tutto è possibile e dove tutte le pulsioni emergono in quel brulicare di corpi che vanno e vengono. La visione di Monteverde è molto contemporanea e pur partendo dalla shakespeariana vicenda musicata poi da Verdi, si avvale qui delle enfatiche musiche di Antonin Dvorak che coadiuvano gesti e movimenti esplicativi e passionali.
Il noto triangolo amoroso si amplia alle variegate carnalità della promiscuità trovata o ricercata, dove le identità si perdono nel vortice delle passionalità viscerali e vissute con la prorompente e disinibita vitalità giovanile: donne che in gruppo si perdono nel fondo di un bicchiere o uomini che si ritrovano nelle epidermiche vicinanze.
Otello, interpretato da Vincenzo Carpino con scultorea fisicità e solida tecnica ammantata da evidente forte partecipazione, non nega al pubblico la sua integrale nudità che non disturba, ma anzi descrive, rafforzandolo,  il clima del porto  dove il diverso perché straniero vive di altre abitudini provenienti da altre realtà. Al finale anche Desdemona, ovvero Roberta de Simone,  diventa esaltante  provocatrice quando Otello le strappa la copertura del seno ed in un sanguigno finale esibisce i seni, simbolo della femminilità condivisa e ben descritta nel percorso.
L’idea della duplicazione dei personaggi, come nella celebre scena del fazzoletto di Desdemona, amplifica la narrazione e consente ancor più di presentare la grande tecnica, la partecipazione e l’esaltazione dell’interpretazione della vicenda,  da parte di tutti i componenti della compagnia di ballo che all’unisono trasmetto emozioni calde e fluttuanti.
I costumi di Santi Rinciari e realizzati dalla Sartoria Tailor’s & Co. di Spatafora Angela Liana  sono molto pertinenti all’ambientazione con spicco dell’utilizzo di materiali che evocano la pelle e poi di effetto i mantelli rosso/neri sapientemente usati dalla coreografia, cui ha collaborato Anna Manes. Le luci disegnate con cura sono di Emanuele De Maria che ha scelto pertinentemente la diffusione e la staticità di fondo che hanno dato risalto alle scene ed ai movimenti.
Spettacolo davvero coinvolgente che lascia il segno e che resterà nella memoria nel vertice dei migliori ricordi.

L’arte vince sempre.

Renzo Bellardone

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