di CHIARA UGOLINI
'Hannah', ultimo italiano in corsa per il Leone, ha come
protagonista assoluta l'attrice inglese nei panni di una donna che deve
ritrovare una sua identità dopo l'arresto del marito. Il regista:
"Innamorato di lei quando l'ho vista nel film 'La caduta degli dei' di
Visconti"
Con l'ultimo film italiano in concorso si chiude il quartetto di
registi nostrani consegnando con Hannah un tassello diverso al mosaico di
storie presentate da Virzì, Riso e dai Manetti. Protagonista assoluta Charlotte
Rampling che, superati i 70 anni, non ha paura di mostrarsi senza filtri e di
rischiare portando sul grande schermo il difficile ruolo di una donna la cui
identità è definita nel rapporto con il marito e che improvvisamente si ritrova
sola. Il compagno di 40 anni di vita è in carcere con l'accusa di un reato
gravissimo e la sua quotidianità, fatta di piccoli rituali, piano piano va in
frantumi.
"Il mio obiettivo fin dall’inizio era di penetrare il mondo
interiore di questa donna, intrappolata dalle sue incertezze, paralizzata dalle
sue dipendenze. Volevo che il film rispondesse alla domanda cosa succede nella
mente di una persona che, dopo aver vissuto per tanto tempo insieme a un'altra,
ha una rivelazione che capovolge totalmente il rapporto e la propria identità -
dice il trentacinquenne regista trentino, alla sua opera seconda dopo Medeas -
Mi interessano i personaggi incompresi ed emarginati, come cineasta favorisco
un approccio sensoriale ed emotivo più che narrativo". Il film infatti si
dipana per novanta minuti come un pedinamento della protagonista a casa, sul
luogo di lavoro (fa le pulizie in una grande casa dove vive un bimbo
problematico), al corso di recitazione, in piscina, quando tenta di
riallacciare i rapporti con il suo unico figlio.
"Con questo film raccontiamo che spesso anche le persone più
vicine non le conosciamo - dice Charlotte Rampling - Mi piaceva l'idea di
entrare con la macchina da presa nella sua testa e in qualche modo riuscire a
trovare e toccare la sua umanità. Credo che il modo in cui il film segue Hannah
ed esplora la sua solitudine non comunichi un senso di tristezza, ma invece
sancisca una scelta definitiva di sopravvivenza".
http://www.repubblica.it/speciali/cinema/venezia/edizione2017/2017/09/08/news/charlotte_rampling_per_pallaoro_nelle_sue_mani_mi_sono_sentita_sicura_-174933532/
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