Applausi alla «prima» del
Jérusalem, ieri sera al Regio, apertura del Festival Verdi 2017. L'opera
verdiana, spesso «dimenticata», ha raccolto i consensi del pubblico, che ha
apprezzato in particolare l'amato Basso Michele Pertusi e la regia di Hugo De Ana.
Lucia Brighenti
Si potrebbe parlare di un successo annunciato ma, si sa, quello che può succedere alla prima di un’opera lirica, specie se il pubblico è quello del Teatro Regio di Parma, non è mai cosa scontata. E invece Jérusalem ha confermato i pronostici, ieri sera, sancendo il successo per l’apertura del Festival Verdi 2017, in una serata riscaldata da moltissimi applausi a scena aperta per tutti gli interpreti, poi confermati alla prova della ribalta.
Ovazioni per Michele
Pertusi, basso parmigiano sempre particolarmente amato nella sua città, oltre
che meritatamente riconosciuto in tutto il mondo: il complesso ruolo di Roger,
personaggio diviso tra crudeltà e redenzione, era un debutto per lui, uno dei
tantissimi che ha fatto nel Teatro Regio.
Applausi alla «prima» del
Jérusalem, ieri sera al Regio, apertura del Festival Verdi 2017. L'opera
verdiana, spesso «dimenticata», ha raccolto i consensi del pubblico, che ha
apprezzato in particolare l'amato Basso Michele Pertusi e la regia di Hugo De
Ana.
Si potrebbe parlare di un
successo annunciato ma, si sa, quello che può succedere alla prima di un’opera
lirica, specie se il pubblico è quello del Teatro Regio di Parma, non è mai
cosa scontata. E invece Jérusalem ha confermato i pronostici, ieri sera,
sancendo il successo per l’apertura del Festival Verdi 2017, in una serata
riscaldata da moltissimi applausi a scena aperta per tutti gli interpreti, poi
confermati alla prova della ribalta.
Ovazioni per Michele
Pertusi, basso parmigiano sempre particolarmente amato nella sua città, oltre
che meritatamente riconosciuto in tutto il mondo: il complesso ruolo di Roger,
personaggio diviso tra crudeltà e redenzione, era un debutto per lui, uno dei
tantissimi che ha fatto nel Teatro Regio.
Ugualmente salutati da
successo Ramon Vargas (Gaston), Annick Massis (Hélène) e, a seguire, Pablo
Gálvez (il Conte di Tolosa), Valentina Boi (Isaure), Deyan Vatchkov (Adhémar de
Monteil), Paolo Antognetti (Raymond), Massimiliano Catellani (Emiro di Ramla),
Matteo Roma (un ufficiale dell’emiro), Francesco Salvadori (un araldo, un
soldato).
Applauditissimo il Coro del
Teatro Regio di Parma, preparato dal maestro Martino Faggiani, molto apprezzato
per esempio nel Choeur des Pélèrins (uno dei brani più riconoscibili della
versione originale italiana dell’opera, I lombardi alla prima crociata).
Ultimi della passerella, ma
non ultimi in ordine d’importanza, il regista Hugo De Ana e il maestro
concertatore e direttore Daniele Callegari, alla guida della Filarmonica Arturo
Toscanini, cui il pubblico ha manifestato il proprio apprezzamento.
Mara Pedrabissi
Punto di forza di
«Jérusalem» è «Jérusalem» stessa. Quanta curiosità intorno a questo “grand
opera”, rielaborazione de «I Lombardi alla prima crociata», con cui Verdi esaltò
la «grandeur» di Francia e si conquistò un posto al sole sotto il cielo di
Parigi. Opera lasciata cadere in Italia - non figura nel calcolo delle “27” -
in un lungo oblio interrotto solo dalla bacchetta magica di Gianandrea
Gavazzeni. Tutto questo per dire il clima che si respirava ieri sera, alla
“prima” della “prima” serata del Festival Verdi 2017. Inevitabile che il Teatro
Regio diventasse tappa obbligata per molte illustri firme del giornalismo
musicale. Giancarlo Landini, del mensile «L'opera», sentito nel foyer durante
l'intervallo, non ha dubbi: «Il primo interesse è per il titolo. E un Festival
deve saper fare di queste scelte nel costruire i cartelloni. Di Hugo De Ana
possiamo continuare a chiederci se sia più regista o scenografo: ma qualsiasi cosa
sia, gli riesce benissimo. E' capace nel muovere le masse e, qui, non cade nel
tranello dell'attualizzazione. Il cast funziona, Pertusi domina. Il tenore lo
valuteremo meglio nella seconda parte. Di certo, il Festival, proponendo
quattro titoli in quattro sere, ha fatto un grande passo avanti». Anche per
Alberto Mattioli, prestigiosa firma de «La Stampa», l'interesse «si concentra
soprattutto sul titolo, che io preferisco ai “Lombardi”». Ha qualche
perplessità, invece, sulla cifra registica: «Trovo lo spettacolo banale, una
bella illustrazione ma pur sempre illustrazione. Mi piace, invece, la direzione
di Daniele Callegari, abile nel cogliere le “nuances” francesi. Pertusi è un
manuale di canto vivente. Annick Massis, pur dotata di una voce un po' fragile,
canta bene e, va detto, è l'unica madrelingua francese. Il tenore Vargas canta
con gusto ed eleganza ma non è adatto alla parte di Gaston, che non è quella di
Oronte dei “Lombardi”, e richiede più acuti». Guardando avanti, avvisa: «Sono
molto curioso di “Stiffelio” al Farnese».
Anche Cristina Ferrari,
direttore artistico della Fondazione I Teatri di Piacenza, riscopre con piacere
l'opera: «E' meglio dei “Lombardi”. Pertusi è un valore aggiunto per la città e
per il Regio»). Fa ammenda Andrea Begani, del Club dei 27: «Per troppo tempo
quest'opera è stata bistrattata». La musicologa Paola Cirani apprezza la regia
(«Buone idee ma a volte un po' ridondante») e annota l'eccellenza del Coro
preparato da Martino Faggiani.
Soddisfazione sul fronte
istituzionale. Il sindaco e presidente della Fondazione Teatro Regio Federico
Pizzarotti e il neo assessore alla cultura Michele Guerra non potevano mancare
alla prima serata del Festival che finalmente gode del finanziamento per legge.
«Il finanziamento ci dà una mano - dice Pizzarotti - Ma ci conforta ancora di
più il dato dei biglietti venduti e il numero dei turisti in città».
Considerazione condivisa da Guerra che spende anche una riflessione sullo
spettacolo «eccellente firmato da Hugo De Ana, regista capace e visionario».
L'occasione di assistere all'opera francese di Verdi non è sfuggita al console
generale di Francia a Milano Cyrille Rogeau, ospite di Crédit Agricole
Cariparma: «Il tema Oriente Occidente è ancora molto attuale, universale. Trovo
che la regia abbia reso bene l'humus francese, molte immagini mi rimandavano ai
quadri di Delacroix».
http://www.gazzettadiparma.it/news/news/464108/jerusalem-ovazioni-per-pertusi.html
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