Ezio Bosso dirigerà
il concerto che commemora il maestro: «Claudio mi scoprì, unisco i suoi ex
allievi da tutta l’Europa»
di Giuseppina Manin
«Se n’è andato. È’
partito per un viaggio misterioso». Era il 20 gennaio 2014, così i figli di
Claudio Abbado ne annunciarono la morte. Un modo tenero, un po’ sibillino, per
dire un dolore troppo grande: il loro padre, il grande direttore da tempo
malato, non c’era più. «E invece c’è ancora — assicura Ezio Bosso —. Claudio è
partito ma torna sempre. Il 20 gennaio prossimo, giusto 5 anni da quel triste
giorno, sarà con noi al Teatro Manzoni di Bologna per un evento straordinario
che radunerà alcuni dei musicisti cresciuti con lui». Che sono tantissimi.
Sostenitore dei giovani talenti, Abbado di orchestre ne ha create molte, vivai
di strumentisti eccellenti oggi impegnati nelle principali formazioni europee.
E ora, scavalcando difficoltà di ogni ordine e tipo, cinquanta di quei giovani
di allora si ritroveranno in memoria di un comune maestro eccezionale. Per
suonare ancora una volta per lui, per dirgli ancora una volta «Grazie
Claudio!». Che è anche il titolo del concerto che metterà insieme musicisti
della Chamber Orchestra of Europe, della Mahler Chamber, dell’Orchestra della
Scala, del Maggio Fiorentino, della Mozart e della Verdi, del Concertgebouw,
dei Berliner, della Lucerne Festival. E della Stradivari Festival Chamber di
cui Bosso è direttore principale.
Insomma, il meglio
dell’Europa della musica riunito in nuova formazione che vivrà e suonerà una
sola sera, Ezio Bosso, sul podio. Su misura di Abbado anche il programma:
L’Ouverture del Barbiere, omaggio al suo amatissimo Rossini, Pierino e il Lupo
di Prokoviev che tanto lo divertiva, con Silvio Orlando voce recitante. Infine
la Settima, tra le sinfonie di Beethoven quella che lui ha diretto di più».
Abbado, Bosso, un concerto dal cuore grande. Il sold out è stato immediato. «E
allora, per accontentare le tante richieste, abbiamo deciso di aprire al
pubblico la prova delle 11 del mattino. Claudio avrebbe fatto così». Ezio lo
conosce bene. «Nel ‘91 suonavo il contrabbasso alla Chamber Orchestra of
Europe. Avevo 20 anni, lui mi ha dato credito. Mi ha migliorato come persona,
mi ha fatto capire cosa vuol dire suonare insieme, che la musica può andare
oltre al male, renderci più consapevoli della nostra dimensione spirituale. Non
potrò mai smettere di ringraziarlo».
La forza della
musica ha riportato Abbado sul podio dopo il cancro che l’aveva stremato. La
forza della musica continua a sostenere Bosso nella sua lotta contro la
malattia degenerativa che a più riprese prova a fermarlo. «Claudio ripeteva che
quel male era stato la sua fortuna. L’aveva fatto riflettere su quel che conta
davvero: la musica, gli affetti. Fino all’ultimo lui ha continuato a sperare
che la musica possa migliorare la società. Una lezione che molti hanno
scordato, hanno paura di rischiare... Lui invece ci credeva fino in fondo. E ci
credo anch’io». A dirgli grazie saranno in tanti. Musicisti e non solo. I 3000
bambini malati aiutati dai laboratori musicoterapia Tamino, i 300 detenuti del
carcere Dozza che cantano nel Coro Papageno. Progetti sociali voluti da Abbado
e portati avanti con passione dalla figlia Alessandra con l’associazione Mozart
14.
«Claudio ha cambiato
molte vite. Ha insegnato a ascoltarsi, a sostenersi l’un l’altro. Quando vedo
in un’orchestra i musicisti che si guardano, che cercano di essere d’aiuto l’un
l’altro, sento che non tutto è perduto. La solidarietà sta nei gesti. In questo
momento di smarrimento generale, la musica ha una responsabilità speciale. Noi,
figli cresciuti con i suoi valori, andiamo avanti. Davanti al buio e alla
paura, dobbiamo suonare più forte, portare Mozart e Beethoven alle orecchie di
tutti. Claudio non è stato dimenticato. Per amore suo arrivano tutti, tutti
vogliono fare la loro parte. La nostra non è una commemorazione, è una festa».
https://www.corriere.it/spettacoli/19_gennaio_07/ezio-bosso-un-orchestra-abbado-cinquanta-musicisti-51646024-12aa-11e9-8e32-62f2e5130e0b.shtml
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