Nel suo nuovo romanzo
l'autore riflette sul desiderio e sull'impossibilità di realizzarlo
di ENRICO FRANCESCHINI
LONDRA "Una notte,
proprio adesso che sono vecchio, malato, totalmente a secco di sperma e
abbastanza pieno di problemi, li risento, quei rumori: non c'è dubbio, nella
camera accanto alla mia stanno facendo l'amore". È l'inizio folgorante di "Uno
zero", il nuovo romanzo di Hanif Kureishi, pubblicato in questi giorni in
contemporanea in Inghilterra, in Italia (da Bompiani, casa editrice dell'autore
di Il budda delle periferie e My beatiful laundrette) e in mezzo mondo. Il
sesso è sempre apparso, anche spregiudicatamente, nei libri del 62enne
scrittore anglo-pakistano. Mai tanto e mai così spregiudicato, tuttavia, come
in questo caso, seppure affrontato con la tradizionale ironia. Come definirlo?
Un romanzo erotico, comico o tragicomico? "Un thriller erotico all'humour
nero", risponde divertito Kureishi nella sua casa di Londra. "Più
amaro che nero, in effetti", precisa.
Come è nata questa storia?
"Se fai lo scrittore e
sei fortunato, ogni tanto qualcosa viene a parlarti dentro la testa. In questo
caso mi ha visitato una voce: quella di un regista anziano e in sedia a
rotelle, che pensa al sesso ma ormai non può più farlo. Un personaggio che è
una versione di me stesso con una ventina d'anni in più e quando sono di un
umore particolare".
Anche lei, come il protagonista
del libro, ha una relazione con una donna più giovane e ha fatto cinema: c'è
qualcosa di autobiografico?
"Non direttamente. O
almeno non volutamente. Tutto quello che uno scrive, in certa misura, è
autobiografico. Ma la fantasia permette di trasportare se stessi altrove. Prima
di mettermi a scriverlo, ho guardato per un certo tempo dei noir anni '40 in
bianco e nero, genere che amo molto. Ecco, volevo scrivere un giallo di questo
tipo, un B-movie, come si dice nel gergo di Hollywood, un classico film di
serie B su un triangolo amoroso, il vecchio marito, la moglie più giovane e
l'amante di lei che trama per portarsi via tutto: la donna, i soldi e la fama
dell'altro".
È soprattutto un romanzo
sul sesso?
"Sul desiderio e
l'impossibilità di realizzarlo. Il sesso si svolge quasi esclusivamente nella
mente del protagonista: lui non lo fa più e quello fatto dagli altri si limita
a origliarlo attraverso le pareti di casa".
Però ci pensa di continuo.
"È un uomo libidinoso.
Ma la libidine, per un artista, è un elemento della creatività. Eros è il suo
dio, una divinità che per lui sprigiona esuberanza e gioia di vivere.
L'erotismo fa parte della sua vita. È la vita stessa".
Trova che sia difficile
scrivere di sesso?
"È difficile scrivere
anche di un temporale".
Ma esiste un premio per il
romanzo peggio scritto sul sesso, a sottolineare quanto sia difficile
scriverne.
"Il problema è che un
tempo il sesso non era da nessuna parte. Nella maggior parte della letteratura
classica veniva alluso, evocato, mai espresso. Dov'è il sesso in Dickens?
Quand'ero ragazzo dovevo leggere Lawrence, L'amante di lady Chatterley, per
eccitarmi. Viceversa, oggi è dappertutto. Basta andare sul web e si trova sesso
in tutte le salse. È esplicito nei libri, nel marketing, nelle vetrine, ne
siamo bombardati".
Il suo libro potrebbe
essere l'epilogo di "Lamento di Portnoy": Roth raccontava il
desiderio sessuale di un ragazzo, lei di un ottantenne.
"Quello di Roth è un
romanzo meraviglioso, che dimostra come sia possibile affrontare anche questo
argomento con umorismo. Il mio, pur in tutt'altro scenario, cerca di seguire la
stessa strada".
Quali altri romanzi sul
sesso l'hanno ispirata?
"Naturalmente Tropico
del cancro e in pratica tutto Henry Miller, perché scriveva di sesso con
sincerità, come è davvero".
E di "50 sfumature di
grigio" cosa pensa?
"Non l'ho letto. Ho
visto parte del film che ne è stato tratto. Mi è parso un modo banale e
ripetitivo di descrivere il sesso. Più che una celebrazione del sesso, è una
celebrazione dei soldi. Per me, invece, in queste pagine il sesso deve essere
musica, danza, molto più di uno scambio genitale".
L'oggetto del desiderio,
nel suo libro, è una donna di circa sessant'anni. Perché questa scelta?
"Perché i tempi sono
cambiati. Quando ero giovane, un quarantenne, uomo o donna, appariva già
vecchio. L'idea che una donna di sessant'anni potesse avere e suscitare
desideri sessuali appariva impensabile, per non dire repulsiva. Ai giorni
nostri, al contrario, il sesso non ha più confini di età, né per gli uomini, né
per le donne. Sarà grazie al Viagra o perché la nostra generazione crede di
poter rimanere giovane per sempre, ma ci comportiamo come se il sesso potesse
accompagnarci sino alla fine dell'esistenza". La recensione del
"Guardian" ha individuato nel titolo inglese, " The
nothing", una citazione di Shakespare: il nulla sarebbe l'organo sessuale
femminile?"
Quale citazione di
Shakespeare?
"Quando Amleto chiede
di adagiarsi sulle ginocchia di Ofelia, poi le domanda se pensa che la
richiesta sia "cosa villana ", lei risponde "non penso
nulla" e lui replica: "È un bel pensiero quello di adagiarsi fra le
gambe delle fanciulle". "Alla prossima intervista dirò che il mio
titolo allude proprio a quello. Ma non è così. Il nulla è il sesso che Waldo
non può più fare, ma anche quel che pensa dell'amante di sua moglie: un buono a
niente. E poi il nulla rappresenta anche l'opposto del sesso: la morte".
Il titolo italiano,
"Uno zero", cosa significa?
"È stato scelto dal
bravissimo traduttore, Davide Tortorella, e dalla mia compagna Isabella. Può
indicare lo stesso concetto dell'inglese: essere uno zero, non valere niente.
Oppure fare zero sesso. O anche un risultato calcistico: uno a zero per me. Ma
per capire chi ha vinto la partita, bisogna arrivare all'ultima pagina".
Ecco, per concludere senza rivelare chi vince: l'uomo in sedia a rotelle che
guarda fuori dalla finestra è un voyeur? Discende da "La finestra sul
cortile" di Hitchcock? "Sono un grande fan di Hitchcock e, scrivendo,
avevo in testa il suo formidabile film con James Stewart. Con la differenza che
il mio Waldo guarda fuori dalla finestra, ma il crimine avviene alle sue
spalle, dentro casa. E l'allusione al voyeurismo è riferita a me più che al protagonista
della storia: anch'io passo le giornate a guardare fuori dalla finestra. Gli
altri escono, vanno a scuola o al lavoro, mentre lo scrittore resta al
davanzale, a osservare la realtà che gli scorre davanti, a spiarla, alla
ricerca di una storia da raccontare".
http://www.repubblica.it/cultura/2017/05/09/news/hanif_kureishi_benvenuti_al_grado_zero_del_sesso_-165018808/
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