Elio Sorci : un amico che non dimenticheremo facilmente
dopo averlo conosciuto personalmente , avendo vissuto qualche anno in quel dei
Castelli Romani , quando si giocava insieme a tennis e sempre insieme si
organizzavano pranzi memorabili, specialmente nella sua grande villa di
Vermicino ( frazione di Frascati ), dove raccontava spesso particolari inediti
delle sue mille avventure di fotografo .
E' uscito , dopo la sua morte avvenuta circa un anno
fa, il libro che ne commemora i trascorsi quale uno dei più noti
paparazzi del periodo della famosa Dolce Vita, quando Fellini diede il
meglio di sè nel trasfigurare la realtà immaginandola come un grande
palcoscenico surreale sul quale si susseguivano intrecci amorosi, avventure e
giri di danza che si intrecciavano in una Roma incantata , oggi non
più esistente.
Il libro, che si intitola “ The original paparazzo “ , è la
storia dei momenti migliori di questo periodo degli anni ' 50 e '60 che vide
emergere questi nuovi fotografi d' assalto, che osavano sfidare la privacy dei
personaggi famosi in tempi in cui le relazioni extraconiugali davano
molto scandalo, e quando le persone oggetto dei loro flash improvvisi si
rivoltavano contro il fotografo, con inseguimenti memorabili e
immortalati nelle foto , ricorrendo anche a schiaffi e pugni al
malcapitato paparazzo per impossessarsi della pellicola indiscreta.
Oggi i tempi sono cambiati, e di molto. Adesso sono gli
stessi attori e cantanti che si recano nei luoghi deputati all' immancabile
pettegolezzo , quali ristoranti e discoteche noti per essere
frequentati da giornalisti di riviste gossip , per potere essere ripresi
ed avere qualche momento di notorietà sui loro giornali.
Elio Sorci fu insignito nel 1962 del premio
“Paparazzo D’oro” dall’Agenzia Publifoto al Premio Nazionale
Fotoreporter. Il riconoscimento fu indubbiamente gratificante,
benchè il premio in sé ha avuto poca storia, poiché il termine
“paparazzo” era stato appena coniato ed entrato nell’uso popolare
con l’uscita del film di Federico Fellini “La Dolce Vita”.
Un personaggio nel film di nome Paparazzo
ha memorabilmente rappresentato la nuova tipologia di fotografi in
cerca di scoop sulle celebrità , quali professionisti della macchina
fotografica che avevano, attraverso il decennio precedente, catturato e messo
in luce gli aspetti decadenti della vita romana.
La vedova di Sorci, Maria, ci ricorda che, nel 1963, Elio
Sorci fu nominato “Il fotografo più pagato nel mondo”,- un onore forse
puntuale, anche se evidenziava la natura essenzialmente mercenaria della
professione che Sorci e il gruppo di giovani opportunisti avevano
materialmente inventato il decennio precedente.
Sorci confermava questo quando spiegava:-“ non siamo
vincolati ad alcun tipo di contratto, vendiamo le foto al migliore offerente”.
Portiamo gli orologi indietro al 1953 per vedere un
Sorci ventunenne che trova la sua strada nel mondo delle agenzie
fotografiche.
Due singolari e contrastanti eventi di quell’anno segnano
la scena di quello che diventò un interesse internazionale : ciò che succedeva
nella storica città di Roma così come emergeva dalle ombre del dopoguerra.
Era il 1953 quando Audrey Hepburn vinse l’Oscar come
protagonista nel film “Vacanze Romane” una favola che racconta di
una visita in incognito di una principessa e di un aitante reporter
interpretato da Gregory Peck.
Il film catturò il pubblico con l’incanto della
storia romantico- moderna in contrasto con il pittoresco decadimento della
città Eterna.
Il reporter, resosi conto della vera identità
della principessa, organizza un percorso fotografico del loro stare
insieme. Nello stesso anno, dalla fantasia si passò repentinamente al
mondo reale , svelando una storia che fece molto scalpore. Su una
spiaggia non lontana dalla città, fu rinvenuto il corpo di una giovane ragazza
romana, Wilma Montesi, che fece emergere storie di corruzione ed immoralità,
coinvolgendo istituzioni, polizia ed una schiera di ricchi ed incalliti
edonisti.
E’ in questi due scenari emblematici, che
troviamo molti degli ingredienti- reali, forzati o finti -che
componevano il sapore unico della vita romana e dove nacque una generazione di
fotografi adatti a confrontarsi con una realtà spesso ambivalente .
Il loro ruolo era quello di catturare il cocktail di
immagini di loschi playboys e membri della società, stelle e
stelline, falene attratte dalla fiamma di ciò che venne conosciuto come
“Hollywood sul Tevere”, che si consumava dentro le ville, night clubs,
caffè di via Veneto e le strade di Roma.
Gli Studios di Cinecittà appena fuori città furono aperti
nel 1937, realizzati dal governo fascista per scopi politici.
Riqualificati durante la guerra, la loro riapertura nel 1947 diede un
impulso nuovo all’industria cinematografica italiana ed iniziò ad
attirare produzioni internazionali, e stelle notissime quali
Anita Ekberg, Liz Taylor, Ava Gardner e Jayne Mansfield. Molte produzioni
sfruttavano il filone dei film storici , chiamati anche " peplum ",
che a Cinecittà e dintorni trovavano il loro palcoscenico ideale per ambientare
storie della Roma imperiale , arruolando eserciti di comparse oltre ai
protagonisti quali Charlton Heston, Richard Burton , Kirk Douglas per citarne
solo alcuni.
Le storie ruotavano su cacciatori che seguivano la
loro preda, a volte surrettiziamente, altre con un grado di spensierata
collusione , costruiti per un pubblico avido e libidinoso dei tableaux,
offuscando la linea divisoria tra fatto e finzione, che era la percezione
popolare de “La Dolce Vita”.
Elio Sorci, come i tanti paparazzi, trovò il suo percorso
professionale più per caso che per progetto.
Infatti sono proprio la loro mancanza di
formazione, di consapevolezza nei confronti della portata dei media,
l’assenza di tutte quelle ansie estetiche ed etiche che possono inibire la spontaneità,
i fattori che li formò così perfettamente nel ruolo di cacciatori di
immagini senza scrupoli.
In realtà questo mix di astuzia, velocità ,
intuizione e tenacia era ciò che il loro lavoro richiedeva.
In queste poche righe si può riassumere il profilo
che identificò il giovane Sorci con la sua professione: il
fotografo era nato in un quartiere di Roma il 29 gennaio 1932, ed era in
attesa della chiamata al militare quando trovò il suo primo lavoro in un
quotidiano. Ispirato dall’esempio delle fotografie di Ivo Meldolesi, che
Elio Sorci descrive come il “pioniere di tutte queste attività” , molto
presto entrò come apprendista nel “Giornale d’Italia " di Osvaldo
Restaldi, un altro notevole cacciatore di esclusive sensazionali come quella
che ritraeva il corpo del bandito Giuliano assassinato nel luglio
del 1950.
Sorci fu più affascinato dagli aspetti strategici che
dall’arte della fotografia. Gli piaceva l’idea della pianificazione e
dell’esecuzione dell’immagine.
“Le nostre attività ruotano intorno a ciò che si sarebbe
pubblicato sui giornali il giorno dopo” Spiegò in seguito. “Ciò che mi
interessava era uno scoop giornalistico, acchiapparlo da solo, non importa
quanto tempo avere impiegato.. consideravo l’ambito del mio lavoro catturare foto
in luoghi in cui i fotografi non erano ammessi… ciò che facevamo, senza
saperlo allora, era iniziare una nuova era di giornalismo”.
In pochi anni, nel 1955, fondò la sua agenzia e si mise a
capo di un giovane team che aveva lo scopo di scovare i potenziali
soggetti che potevano portare ad ottenere delle immagini tali da
assicurare un buon ritorno finanziario, mediante una distribuzione
internazionale.
Un punto d’inizio essenziale era una buona rete di
informatori quali : portieri, camerieri, autisti, personale domestico.
Sorci non si faceva illusioni sulla natura
predatoria del suo lavoro.
“Un paparazzo” asseriva, è un giovane spensierato che si
guadagna il pane quotidiano mettendo altre persone in difficoltà e gli
importa poco dei rischi” Alcune situazioni richiedevano pazienza e
l’invisibilità, altre mobilità e velocità.
Sorci inseguì sulla sua Vespa , non notato, fino al
ristorante " L' Escargot " sulla via Appia Antica , Liz Taylor
e Richard Burton, immortalando la conferma della loro relazione . Sua la
celebre immagine di un Walter Chiari furioso che correva dietro al paparazzo
Tazio Secchiaroli che lo aveva sorpreso nella sua relazione con Ava
Gardner. Fu questo episodio che fece venire in mente a Fellini il termine
" paparazzo ", forse proprio per quella immediatezza, che il regista
e disegnatore non poteva rappresentare meglio, dell' immagine che coglie
esattamente gli attimi in cui un Walter Chiari fuori di sè assale il fotografo
spaventatissimo.
Questo dava l’idea della situazione di tensione che i
fotografi volutamente provocavano. Tipicamente in queste
circostanze, una via di fuga veniva messa in atto, molte volte su una Vespa o
su una Lambretta, armi del mestiere. Bisognava essere rapidi nella fuga dal
luogo e nella stampa delle foto.
Sorci ed i suoi compagni paparazzi svilupparono una nuova,
energica informalità nel loro metodo di lavoro. Portavano una 35mm, come
prima scelta, e un equipaggiamento vitale per il lavoro notturno, un formato
medio con il flash. Malgrado l’ingombro , era l’equipaggiamento più
efficace ed il forte flash permetteva un’apertura abbastanza
piccola da non dare criticità alla messa a fuoco. La luce aggressiva dava
immediatezza all’immagine.
Benchè così pesantemente equipaggiati, i paparazzi
riuscivano a lavorare in movimento, e questo divenne una delle
caratteristiche della loro tecnica, come per anticipare la cinematografia dei
registi della “Nouvelle Vague” che sfidarono le convenzioni degli Studios
dell’era dorata di Hollywood.
Sorci e la sua squadra erano ansiosi di arrivare a
qualsiasi figura pubblica capace di generare una storia controversa. Gli
obiettivi erano regnanti, alta società, playboys, dignitari, politici ed
altre personalità quali il Papa, l’Aga Khan e Jaqueline Kennedy, ma
il suo contesto principale di lavoro erano le grandi star del cinema,
italiane e non.
Benchè lo spirito indipendente di Sorci e la voglia
di avventura determinassero la sua preferenza alle storie controverse, era
anche, come molti paparazzi, invitato a fare ritratti per scopi promozionali
nell’industria del Cinema.
Diventò amico di Claudia Cardinale e Gina Lollobrigida, e
fotografò Brigitte Bardot durante le riprese di “Le Mèpris” di Jean
Luc Godard, e di Raquel Welch mentre ballava con Marcello Mastroianni a
Cinecittà. Meno note le foto di una giovanissima Ornella Muti all'alba dei suoi
esordi cinematografici .
Consapevole di essere nei suoi anni migliori e di averli
goduti, dopo un problema di salute, Sorci si ritirò a 43 anni, chiuse
l’agenzia e si trasferì con la famiglia fuori Roma, seguendo altre strade nel
settore commerciale.
Attraverso due decenni cruciali, aiutò ad inventare e
promuovere nuovi generi di immagini, intuendo i gusti del pubblico ,e
rappresentando a tutti , anche a coloro che non vivevano la Dolce Vita,
quel particolare glamour anni ' 50 e '60 che così tanto
accendeva la curiosità della gente.
Ha rappresentato questo mondo con immagini
indelebili, così com’era, spesso tinto di volgarità ed essenzialmente
superficiale, ma nello stesso tempo eccitante, forzato, e seducente.
La sua eredità è una banca ricca di immagini che testimonia
un periodo culturalmente e socialmente straordinario della storia dell' Italia
del " Boom economico ".
Le fotografie di Sorci riportano alla vita i
personaggi che definirono quel periodo; ci raccontano della confluenza di
circostanze , uniche, che resero Roma scenario vibrante ed internazionale
negli anni in cui egli così bene catturò lo spirito del suo tempo.
http://www.bdtorino.eu/sito/articolo.php?id=14219
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