jueves, 7 de diciembre de 2017

DITTICO – TEATRO SOCIALE BERGAMO

3 dicembre 2017

Per gli appassionati di una qualsivoglia arte o disciplina risulta sempre  gratificante  scoprire nuovi aspetti e nuova luce sull’argomento che loro interessa. Il Donizetti Opera Festival compie la brillante opera di riproporre opere non conosciute al pubblico contemporaneo, che dopo una quasi  irreale passeggiata a Bergamo Alta entra nell’unicum del Teatro Sociale e gode delle scoperte.



Che originali!
farsa per musica di  Gaetano Rossi,  musica di Giovanni Simone Mayr
prima rappresentazione Venezia, San Benedetto, 1798
edizione secondo la versione originale a cura di Maria Chiara Bertieri © Fondazione Donizetti
Don Febeo  - Bruno De Simone
Donna Aristea - Chiara Amarù
Don Carolino  - Leonardo Cortellazzi
Donna Rosina - Angela Nisi
Biscroma - Omar Montanari
Celestina - Gioia Crepaldi
Carluccio - Pietro Di Bianco

Pigmalione
scena lirica in un atto da Antonio Simeone Sografi
musica di  Gaetano Donizetti
prima rappresentazione dell’inedito  Bergamo, Teatro Donizetti, 13 ottobre 1960
nuova edizione a cura di  Alessandro Murzi © Fondazione Donizetti
Pigmalione - Antonino Siragusa
Galatea - Aya Wakizono

Direttore - Gianluca Capuano
Regia - Roberto Catalano
Scene - Emanuele Sinisi
Costumi - Ilaria Ariemme
Luci - Alessandro Andreoli
Orchestra - Orchestra dell’Accademia Teatro alla Scala
Nuovo allestimento e produzione della Fondazione Donizetti

Decisamente interessante risulta la  proposta della Fondazione Donizetti 2017  ‘Dittico’ che inizia con  ‘Che Originali’ ovvero una Farsa per musica di Giovanni Simone Mayr,  uno dei maggiori operisti in Europa tra la fine del Settecento e l’inizio dell'Ottocento il quale durante la sua attività  in Italia, fu maestro di Gaetano Donizetti in quel di  Bergamo. La narrazione racconta  di Don Febeo, dilettante appassionato di musica, che a causa della sua passione fa letteralmente impazzire chi lo frequenta , complicando loro la vita.  Nella rappresentazione bergamasca  la regia di Roberto Catalano è vivace e brillante e mantiene la caratterizzazione della classica farsa; i costumi di Ilaria Ariemme  si rifanno a sprazzi alla commedia dell’arte, mentre le scene di Emanuele Sinisi rimandano alla contemporaneità ed al futuro: contemporaneità quando il fondale è una tela tagliata con evidente richiamo alle opere di Fontana, mentre quando, caduto il fondale, la scena si apre sull’allestimento dell’opera successiva ‘Pigmalione’ si viene a creare una sorta di filo conduttore tra le arti in questione, prima la musica e poi la scultura, in una sorta di omaggio all’avanguardia artistica americana della seconda metà del Novecento appena trascorso.
Ritornando a ‘Che Originali’ di Mayr  un commento positivo va al direttore Gianluca Capuano ed all’Orchestra dell’Accademia della Scala che sanno mantenere il sapore dell’epoca della scrittura. Venendo agli artisti  il protagonista Don Febeo incontra Bruno de Simone ben avvezzo ai ruoli brillanti ed in effetti sa esprimere un bel colore ed una certa incisività. Chiara Amarù mezzosoprano frequentatrice di Rossini sa rendere con vivacità e brillantezza Aristea,  ‘Chi dice mal d’amore’ ed è subito piacevolezza. Leonardo Cortellazzi interpreta Don Carolino, ma in effetti ricopre ben più di un ruolo a causa dei continui travestimenti: voce piacevole dai toni sicuri con fraseggio accurato ed allegra presenza scenica (recentemente apprezzato alla Scala in ‘Il Trionfo del tempo e del disinganno). Angela Nisi giovane soprano pugliese ha carisma ed anche un bel timbro, con facilità alle repentine variazioni tonali. Omar Montanari affermato baritono si muove con estrema spigliatezza ed il bel colore della voce fa apprezzare in pieno il ruolo. Gioia Crepaldi interpreta Celestina  ‘ Marito mi chiede..’ , mentre Pietro di Bianco veste i panni di Carluccio: entrambi risultano a loro completo agio sul palco e convincono il pubblico per l’espressione vocale.
La seconda parte della  proposta prevede ‘Pigmalione’ di Gaetano Donizzetti, quasi un’opera studio, considerando che al momento della composizione l’autore non aveva ancora vent’anni; in ogni caso sia l’argomento che la partitura mi sono apparse molto contemporanee: i dilemmi e le manie dei nostri giorni, le situazioni tunnel da cui non  si sa più come uscirne, trovano in quest’opera di nemmeno 40 minuti , uno specchio irrinunciabile. Antonino Siragusa, da conclamato  mattatore qual’ è tiene il palco da solo per quasi tutto lo spettacolo senza cedimenti interpretativi e vocali. Il tenore ha l’abilità di rappresentare con il confermato ottimo  utilizzo vocale e  con estrema realtà tutte le titubanze e paure del personaggio; Siragusa conferma  l’utilizzo molto espressivo della voce, che emette con sicurezza nonostante la situazione di estrema difficoltà. La protagonista femminile Galatea è interpretata da Aya Wakizono, già apprezzata nella piccolissima parte nel ‘Borgomastro di Saardam’ (cartellone 2017 Donizetti Opera Festival); anche in questo caso canta poco, ma riesce a farsi apprezzare per la brillantezza e cristallinità offerte.
La Musica vince sempre.

Renzo Bellardone

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