lunes, 23 de julio de 2018

RICCARDO MUTI, "LE SPOGLIE DI CHERUBINI IN ITALIA"


L’amarezza del direttore d’orchestra dopo anni di appelli caduti nel vuoto. Ricordo di don Setti
di TITTI GIULIANI FOTI
Firenze,15 luglio 2018 - Dopo cinquant’anni di meravigliosa carriera, il sogno ancora irrealizzato del Maestro Riccardo Muti è uno solo: riportare a Firenze, nella basilica di Santa Croce, tempio dei ‘Sepolcri’ dei grandi, la salma di Luigi Cherubini (Firenze, 14 settembre 1760 – Parigi, 15 marzo 1842). Il compositore fiorentino è particolarmente amato dal Maestro Muti, che lo ha definito «Un severo architetto della musica, di cui ha scritto un capitolo fondamentale». L’occasione del festeggiamento del proprio cinquantenario artistico, con lo straordinario successo nella direzione del Macbeth di Verdi al Teatro del Maggio Musicale, è stata colta da Muti per lanciare un energico appello alle autorità italiane e francesi.


L'INTERVENTO DI CRISTIANO CHIAROT E L'APPELLO A MATTARELLA (Clicca qui)

Maestro Muti, perché su Cherubini questa sorta di omertà?

«Sono anni che conduco questa battaglia senza risultati. Ho chiesto sostegno alle personalità più importanti da troppo tempo ormai. Non voglio fare nomi, ma la cosa alla fine è sempre caduta nel vuoto».

Secondo lei perché nessuno è riuscito a riportare Cherubini nella sua Firenze?

«Non ho capito il vero motivo, forse per difficoltà con le autorità francesi del cimitero in cui la salma di Cherubini è sepolta (Père-Lachaise, ndr). Il discorso non è stato affrontato con tenacia e intensità. In ogni caso credo che, visto che a Santa Croce è stato eretto un sepolcro per Cherubini, il corpo avrebbe dovuto riposare lì. Non credo, oltretutto, che nel cimitero di Parigi in molti siano interessati alla sua figura».

Un compositore che non ha comunque la fama di altri grandi.

«Però pensi che a lui Beethoven si è rivolto con parole altissime, chiamandolo ‘il più grande musicista’. Non era un complimento a vuoto. Cherubini è considerato un grande architetto della musica e il suo modo di costruire la melodia è magistrale. La sua cellula ritmica e melodica costuriva una melodia. Ricordo la ‘Lodoïska’, che eseguii alla Scala con la regia di Ronconi, oppure la Médée, interpretata dalla Callas».

La sua battaglia vuole rendere giustizia anche alla memoria di un grande fiorentino?

«Qui si tratta di rendere giustizia e un giusto omaggio, di riportare a casa una musicista severamente fiorentino, nel senso della ‘severità’ della cultura e dell’arte. Non si vuole compiacere il pubblico. ‘Ars gratia artis’. L’opera di Santa Croce si è messa in moto. Ho fatto diversi appelli in passato. E’ una cosa da risolvere a livello istituzionale molto alto».

Cosa farebbe in caso di battaglia vinta?

«Eseguirei il Requiem in Do minore di Cherubini in Santa Croce, opera incisa anche da Toscanini: io sono pronto. Spero che questo ultimo appello venga accolto. Credo che nulla sia impossibile, a parte evitare la morte. Solo se si vuole veramente si può ottenere. Ho chiesto al ministro della cultura, al Presidente della Repubblica di parlare con Macron. Non basta dire semplicemente: ‘Ridateci i resti di Cherubini’. Bisogna fare come in altri casi, come è accaduto con Rossini. Non bisogna fare lo stesso errore che fu fatto con Dante, e che neppure Michelangelo fu capace di riportare a Firenze».

Maestro, lei era amico di un prete fiorentino unico come Don Setti. Che ricordo ha?

«Don Setti è stato un sacerdote di altissima levatura e spiritualità. Ha avuto una visione dell’esercizio della religione non reazionaria, ma con un’apertura rivoluzionaria. A lui devo l’invito della Messa da Requiem di Verdi a San Lorenzo. E’ stato un grande prete, ma non tutti l’hanno capito».

https://www.lanazione.it/firenze/cultura/spoglie-cherubini-italia-muti-1.4038601

No hay comentarios:

Publicar un comentario