Alessandro Manzoni non avrebbe esitato a pensare e
magari a scrivere “Agnese, chi era costei?” e credo che ce lo siamo chiesti in
diversi, ma cultura è anche curiosità, quindi eccomi al regio di Torino per
questa “prima” in epoca moderna di Agnese !
Agnese
Dramma
semiserio in due atti
Libretto di Luigi Buonavoglia
dalla commedia Agnese di Fitz-Henry di Filippo Casari
Libretto di Luigi Buonavoglia
dalla commedia Agnese di Fitz-Henry di Filippo Casari
Musica di
Ferdinando Paer
Edizione critica a cura di Giuliano Castellani
Prima rappresentazione
in epoca moderna
Personaggi
|
Interpreti
|
Agnese, figlia di Uberto soprano
|
María Rey-Joly
|
Uberto, padre d’Agnese baritono
|
Markus Werba
|
Ernesto, marito di Agnese tenore
|
Edgardo Rocha
|
Don Pasquale, intendente
dell’Ospedale dei pazzi basso |
Filippo Morace |
Don Girolamo, protomedico tenore
|
Andrea Giovannini
|
Carlotta, figlia di Don Pasquale
soprano |
Lucia Cirillo |
Vespina, sua cameriera soprano
|
Giulia Della Peruta
|
Il custode dei pazzi basso
|
Federico Benetti
|
Una bambina di sei anni,
figlia di Agnese mimo |
Sofia La Cara
|
|
|
Maestro al cembalo
|
Carlo Caputo
|
|
|
Direttore d'orchestra
|
Diego Fasolis
|
Regia
|
Leo Muscato
|
Scene
|
Federica Parolini
|
Costumi
|
Silvia Aymonino
|
Luci
|
Alessandro Verazzi
|
Assistente alla regia
|
Alessandra De Angelis
|
Assistente alle scene
|
Anna Varaldo
|
Maestro del coro
|
Andrea Secchi
|
Orchestra e
Coro del Teatro Regio
Nuovo
allestimento
Quando non si hanno parametri precedenti e non si è
musicisti, ma solo amanti della Musica, viene ovviamente difficile saper commentare sapientemente una nuova
produzione, un’opera ascoltata per la prima volta, ma trasporre le emozioni è
davvero cosa più facile, in quanto la libertà di sensazioni prima che di
espressioni è assolutamente libera!
Veniamo quindi ad “Agnese” in Prima assoluta in
epoca moderna al Regio di Torino: l’impressione è che si tratti musicalmente di
una pagina intelligente tra Mozart e Rossini!
Ci sono tutti i rimandi immaginabili ed anche l’incalzare di certe frasi sono
tipiche dell’epoca storica. Diego
Fasolis dirige con piglio e grande caratura, da esperto consumato qual è:
tiene l’orchestra ed il palco con naturalezza ed evidente conoscenza!
Leggendo le note di regia di Leo Muscato e confrontate poi con il palco non si può che
concordare con l’ambientazione favolistica e forse anche un po’ magica dei
micro mondi realizzate da Federica
Parolini con enormi scatole di latta
che riportano ai primi del ‘900 e che magicamente si aprono e scoprono il mondo
che vive all’interno di quella scatola, di quel mondo vissuto da quelle persone
in quel momento ! Ecco quindi la scatola che racchiude la camera del manicomio
dove è rinchiuso Uberto, magistralmente interpretato da Markus Werba con sicurezza e colore compatto e massiccio; già
apprezzato in altre occasioni ed anche al Regio, recentemente in Die
Zauberflöte, ha rinnovato la carica interpretativa e la bella modulazione che
per pura citazione ricordiamo in “Come
la nebbia al vento”; la stessa aria viene poi ripresa dal soprano madrileno María Rey-Joly che gradevolmente ho
scoperto in questa occasione: la presenza scenica è fuori di ogni dubbio ed
anche la capacità interpretativa: per quanto concerne il canto ha veramente
affascinato in ogni tono, passando dalla poesia del citato ‘Come la nebbia al
vento’ alle variazioni e agilità di altri momenti! Una bella scoperta che ci si
augura di confermare in altre occasioni italiane e godere così ancora della sua morbidezza e facilità negli
acuti. L’opera è ricca di duetti e per
estrema sintesi mi piace citare quello tra Don Girolamo interpretato con
brillantezza e vivacità da Andrea
Giovannini che ha caratterizzato molto bene il personaggio e Don Pasquale
esaltato dall’interpretazione e da una buona vocalità dal basso comico Filippo Morace; nei rispettivi ruoli di
protomedico e di intendente dell’Ospedale dei pazzi il primo esplicita al
secondo con impeto esilarante, le vere pazzie dalle false e per veri pazzi si
intendono gli avari, i presuntuosi gonfi come un pallone che in preda alla loro
esaltazione sfrontatamente balzano qua e là tutto freneticamente abbracciando
; altri pazzi sono i gelosi, i giocatori
viziosi, i miseri poeti e color che si fidano delle femmine! Evidente l’ilarità
che trabocca ancor più grazie alle capacità d’intepretazione di Giovannini e
Morace. Edgardo Rocha, tenore
interessante che pur giovane vanta già un notevole percorso di crescita, qui interpreta con sicurezza ed estensione, il fedigrafo poi pentito Ernesto, marito di
Agnese la quale era fuggita dalle sue intemperanze con la figlioletta di sei
anni interpretata da Sofia La Cara ed
appunto la fuga aveva provocato la pazzia del padre Uberto.
Non dilungarsi è impresa difficile, proverò quindi a
sintetizzare: Lucia Cirillo è
Carlotta figlia di Don Pasquale che risolve con vivacità e convincimento, Giulia
Della Peruta interpreta Vespina con sorprendente caparbietà ed agilità
vocale, davvero interessante e Federico Benetti è un ottimo custode dei pazzi cui
da voce con il bel timbro profondo e scuro.
Silvia
Aymonino firma i costumi che aiutano ad esaltare la leggerezza e l’ironia della
vicenda: esilarante il momento in cui tutte le suore che operano in manicomio
sono tutti gli uomini del coro, travestiti appunto da suore in un ilare
tratteggio giocoso! Carlo Caputo al
cembalo sottolinea con delicata poesia alcuni salienti momenti dell’opera, come
si apprezza l’inattesa scena finale quando enormi vasi da farmacia e
contenitori uno dei quali racchiude anche una enorme vipera sotto
aldeide formica, fanno da contorno ad
‘una cameriera che dentro alla scena suona l’arpa accompagnando la canzone
utile al rinsavimento di Uberto. Il coro del Regio è veramente eccezionale e composto
da veri artisti del canto e dell’attorialità: efficacemente sotto la guida di Andrea Secchi interloquiscono fra di
loro, con le parti principali e con l’insieme registico! Una nota positiva la riservo anche alle luci ben
disegnate da Alessandro Verazzi che in alcuni momenti contribuiscono
sostanzialmente alla narrazione, come quando il colore mattone pervade la scena
avvalorando la temporalità del racconto.
Evviva le riscoperte, evviva le nuove messe in
scena, evviva chi sostiene la cultura!
La
Musica vince sempre.
Renzo Bellardone
No hay comentarios:
Publicar un comentario