Dopo
aver scritto di spettacoli e produzioni varie, per la prima volta mi accingo a
raccontare di uno spettacolo organizzato da ‘Il Contato del Canavese ’ e sinceramente devo dire che se è
vero che ‘chi ben comincia è a metà dell’opera’, … posso presagire ulteriori
attività.
Ivrea 18 marzo 2019
Gabriele Pignotta
Che Disastro di
Commedia
di Henry Lewis,
Jonathan Sayer, Henry Shields
con Luca Basile, Alessandro Marverti, Valerio Di Benedetto, Yaser Mohamed, Marco Zordan, Stefania Autuori, Viviana Colais
regia Mark Bell
traduzione Enrico Luttmann
AB MANAGEMENT E OPERA PRIMA
Un
disastro davvero, ma ovviamente solo per
la distruzione totale della scena, perché in quanto a risate, direi un successo
! Non sono un tipo che a teatro ride facilmente e non mi sono sufficienti
facili e scontate gags per divertirmi: il mio subconscio chiede sempre qualcosa
in più, come ritmo, azione, dialoghi, trama, idee, brillantezza e vivacità!
Devo
dire che in ‘Che disastro di commedia’ ho trovato tutto: nulla di scontato o di
dejà vù. E’ un susseguirsi di battute, colpi di scena, apparizione e sparizione
di oggetti e persone, crolli improvvisi di soppalco, quadri ed oggetti che si
staccano dalla parete: insomma un vero disastro, risultato intelligente di una
grande opera registica ed interpretativa che nulla lascia al caso, ma studia nel
dettaglio ogni battuta, ogni atteggiamento, ogni crollo! Solo una grande
abilità può presentare al pubblico dei personaggi strampalati, ma interpretati
con maestria, tecnica e fisicità.
Si
arriva in teatro e gli attori stanno ancora allestendo la scena e finalmente
dopo anni, la compagnia ‘amatoriale’ ha ricevuto dei soldi in eredità e può
realizzare una scenografia importante! Tavolo di regia a sottopalco, interpeti
ringalluzziti dal lascito ereditario, ma, …. ma le abilità sono scarse, ecco
perché poi crolleranno le scene man mano che la narrazione prosegue, fino al
crollo totale al finale; ma non basta questo: si perdono copioni, oggetti di
scena ed altre calamità in un’esilarante racconto di qualità! Il regista Mark
Bell nelle note di regia conclude: Io ho
solo aiutato! Ed da questa modesta affermazione trapela tutto il lavoro concettuale e di grande impegno svolto.
Gli
attori, sono veramente ‘ognuno nel proprio ruolo’ ed in opposto a come avviene
di solito, ovvero che sempre c’è ‘una nota stonata’, in questo caso è difficile riscontrare un interprete non a
suo agio nella parte. Agili ed atletici saltano finestre, scivolano dal
soppalco, si rotolano a terra nella ricerca del colpevole dell’assassinio compiuto
ad inizio opera, ma che al fine non si capisce neppure più quanti sono i
cadaveri, i morti o semplicemente feriti dall’apertura violenta di un porta,
che poi ovviamente crolla. Tutti sembrano stupidi e questo è senza dubbio il
risultato di una capacità eccezionale, comprovata dal successo delle lunghe
tournèe nel Regno Unito, in buona parte dell’Europa ed ora anche in Italia !
Alla
prossima occasione di qualità !
Renzo
Bellardone
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