lunes, 16 de abril de 2018

È MORTO VITTORIO TAVIANI: CON IL FRATELLO PAOLO TRA I MAESTRI DEL CINEMA ITALIANO


Aveva 88 anni ed era malato da tempo. Tra i loro capolavori 'Padre padrone' e 'Cesare deve morire', fino a 'Maraviglioso Boccaccio' e 'Una questione privata'

È morto a Roma, malato da tempo, il grande regista Vittorio Taviani. Aveva 88 anni. Con il fratello Paolo ha firmato capolavori della storia del cinema italiano, da Padre Padrone (Palma d'oro a Cannes nel '77) a La Notte di San Lorenzo a Caos fino a Cesare deve morire (Orso d'oro a Berlino). L'annuncio della scomparsa è stato dato da una delle figlie, Giovanna. Per volontà della famiglia non ci saranno camera ardente né funerali. Il corpo del regista verrà cremato in forma strettamente privata.
Vittorio Taviani era nato a San Miniato, in provincia di Pisa, il 20 settembre del 1929. Con il fratello Paolo, di due anni più giovane, ha scritto alcune delle pagine più significative del cinema italiano. Due maestri che fin dagli anni Sessanta non hanno mai perso di vista, e hanno raccontato, la realtà, la storia, le contraddizioni del nostro Paese.


Figlio di un avvocato dichiaratamente antifascista (cui le squadracce, durante la dittatura, fecero saltare in aria la casa) Vittorio frequenta la facoltà di Legge all'università di Pisa e nel frattempo, insieme al fratello - sono entrambi dei grandi appassionati di cinema - anima il cineclub della città e organizza proiezioni anche a Livorno, con loro c'è l'amico partigiano Valentino Orsini. Nel 1954 abbandona gli studi e, sempre insieme al fratello e a Orsini, realizza una serie di documentari a sfondo sociale. Alla base ci sono le suggestioni del Neorealismo e in particolar modo, racconteranno in seguito, Paisà di Rossellini. È di questo periodo San Miniato, luglio '44, girato con la collaborazione di Zavattini, mentre nel 1960 firmano L'Italia non è un paese povero, tre puntate per la tv dirette da Joris Ivens, documentario dal destino travagliato sulle conseguenze della metanizzazione nel nostro paese.Il debutto sul grande schermo risale al 1962. I Taviani e Orsini firmano il lungometraggio Un uomo da bruciare, con Gian Maria Volonté, ispirato alla vita di Salvatore Carnevale, bracciante socialista di Sciara, in provincia di Palermo, attivo nel sindacato e nel movimento contadino, freddato da killer in Sicilia nel 1955. Un film di grande impatto morale che vince il Premio della Critica alla Mostra del cinema di Venezia. Seguirà il film a episodi I fuorilegge del matrimonio (1963), suggerito dal progetto parlamentare di "piccolo divorzio". Da quel momento (senza Orsini) i Taviani firmeranno insieme una lunga filmografia che parte da Sovversivi (1967) e Sotto il segno dello scorpione (1969), sempre con protagonista Gian Maria Volontè.

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Per i due fratelli viene il momento dei riconoscimenti internazionali. San Michele aveva un gallo (1972) vince il Premio Interfilm a Berlino. E dopo Allosanfàn, del 1974, con Marcello Mastroianni e Lea Massari, in cui si fotografa il "tradimento" della classe operaia, è con la biografia di Gavino Ledda Padre padrone, nel '77, che conquistano Palma d'Oro e Premio della Critica al Festival di Cannes: a consegnarla è il presidente della giuria Roberto Rossellini mentre in Italia viene loro assegnato un David Speciale e un Nastro d'Argento. La carriera di Vittorio Taviani, inscindibile da quella di Paolo, continua con Il prato (1979) e La notte di San Lorenzo (1982), la storia drammatica di un gruppo di uomini e donne che fuggono dai tedeschi nel tentativo di raggiungere una zona occupata dagli alleati; un film bellissimo sulla speranza, contro tutte le guerre, scandito dalla musica di Nicola Piovani, che farà conquistare ai due autori Gran Premio della Giuria a Cannes, David e Nastri d'Argento per la regia e la sceneggiatura…………………….

http://www.repubblica.it/spettacoli/cinema/2018/04/15/news/e_morto_vittorio_taviani_con_il_fratello_paolo_tra_i_maestri_del_cinema_italiano-193924289/

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