monica vitti | © archivio
storico luce.
Teatro dei Dioscuri al
Quirinale
CURATORI: Nevio De
Pascalis, Marco Dionisi, Stefano Stefanutto Rosa
ENTI PROMOTORI:
Istituto Luce Cinecittà
MiBACT - Direzione Generale
Cinema
COSTO DEL BIGLIETTO:
Ingresso libero
TELEFONO PER INFORMAZIONI:
+39 06 8698 1921
SITO UFFICIALE:
http://www.cinecitta.com
C’è un incantesimo che
Monica Vitti ha fatto al cinema e sul pubblico, e per il quale è forse l’ultima
grandissima diva del nostro schermo, amata da spettatori di età, sesso, gusti
cinematografici diversi. Monica Vitti è oggi forse l’attrice che suscita la
maggiore simpatia e commozione in un pubblico vasto e trasversale, cinefilo e
popolare, di cui ogni singolo spettatore ama la ‘sua’ Monica Vitti. Come forse
a nessuna interprete è riuscito, ha unito le due anime divise del nostro cinema
più grande: quella d’autore, il cinema d’impegno e linguaggio, e la Commedia
all’italiana. Due anime troppo spesso scisse, conflittuali, che in lei si
incarnano, con naturalezza, in un unico corpo. In questa sintesi Monica Vitti è
stata ed è un’attrice unica, attraverso decine di incarnazioni diverse:
personaggi, trasformazioni, svolte di carriera, Teatro, Cinema, TV, copioni,
canzoni… Pubblici diversi, anche, per cui è presenza di volta in volta
raffinata e popolarissima.
La sua lunga distanza dalle
scene, dall’apparizione pubblica, ha paradossalmente prolungato il suo
incantesimo, e la diva e la donna sono incredibilmente presenti nell’immaginario
di questo 2018.
Ora una mostra fotografica
e multimediale, La Dolce Vitti, ideata e realizzata da Istituto Luce Cinecittà,
che apre al pubblico a Roma al Teatro dei Dioscuri al Quirinale dall’8 marzo al
10 giugno 2018, per la cura di Nevio De Pascalis, Marco Dionisi e Stefano
Stefanutto Rosa, racconta le diverse forme di questa presenza, in 40 anni di
spettacolo, decine di film, teatro, TV, costume, cultura alta e popolare, e
regala le tracce di questo incantesimo.
LA MOSTRA
Per raccontare la mobilità
inclassificabile e magica dell’arte della Vitti, La Dolce Vitti si snoda in un
percorso espositivo multimediale e immersivo, con un andamento cronologico e
insieme tematico. Cuore della Mostra sono le oltre 70 magnifiche fotografie
provenienti da importanti archivi pubblici, a partire dal grande Archivio
storico dell’Istituto Luce, da quello dell’Accademia d’Arte Drammatica Silvio
d’Amico, del Centro Sperimentale di Cinematografia, e privati come Reporters
Associati, Archivio Enrico Appetito e altri fondamentali fondi come quelli
personali di Elisabetta Catalano e Umberto Pizzi. Immagini spesso rare che
toccano 40 anni di carriera ed evoluzioni di un’attrice (e di un Paese che muta
con lei). Nella mostra la Vitti si racconta in prima persona, con la sua voce
così particolare, ‘sgranata e roca’, attraverso ricordi, riflessioni, brani dei
suoi libri. E anche grazie alle testimonianze di ieri - da Alberto Sordi a
Ettore Scola, da Dino Risi a Steno - e a quelle di oggi - da Dacia Maraini a
Michele Placido, da Giancarlo Giannini a Enrico Vanzina - di chi ha lavorato
con lei o l’ha conosciuta.
Le tappe di questo percorso
sono: il Teatro, il Doppiaggio, Michelangelo Antonioni, il Cinema Comico e
l’evoluzione della Vitti in ‘autrice’, la TV.
Il primo ambiente del
percorso accoglie il visitatore con grandi ‘veli’ fotografici e un elemento
chiave della Mostra: la voce dell’attrice. Quella voce roca, singolare, così
controcorrente rispetto ai canoni dello spettacolo, che è stata una delle
chiavi della sua arte. In questo senso l’esposizione si pone anche con un
connotato di ‘installazione sonora’.
La sala del ‘Teatro’ ci
racconta con straordinarie immagini gli anni dell’apprendistato della giovane
Maria Luisa Ceciarelli, nata il 3 novembre 1931, iscritta alla Silvio d’Amico
nell’anno accademico 1950-’51, dopo aver compreso, già a 14 anni, che recitare
le avrebbe salvato la vita. Una ragazza che spicca per altezza, slancio, e una
sincera propensione al dramma e ai tragici. E che un maestro assoluto del
teatro come Sergio Tofano riconosce, con due indicazioni contrarie: le dice che
è un vero talento comico, e di cambiare nome.
L’avvenire darà Monica
Vitti, e una grande attrice (anche) comica. Le foto ce la regalano accanto a
mostri sacri come lo stesso Tofano, Eduardo, Albertazzi, Zeffirelli, Orsini, la
Pagnani, Vittorio De Sica.
La sala del ‘Doppiaggio’
offre una postazione di ‘video-ascolto’ in cui la voce della Vitti risuona a
doppiare il personaggio interpretato da Dorian Gray ne Il grido di Michelangelo
Antonioni. È il 1957, e la nascita di un sodalizio, sentimentale e artistico,
fondamentale per lei e la sua carriera, e capitale per la storia del cinema.
‘Antonioni mi ha ascoltata vivere’ dice Monica. Insieme hanno dato un pugno di
modernità all’arte, in un arco fulminante dal 1960 al ’64: L’avventura, La
notte, L’eclisse, Il deserto rosso. Sono fotografie di lancinante bellezza, che
stringono un’epoca. L’incomunicabilità, l’alienazione, la crisi dei sentimenti:
il moderno nel cinema mondiale è racchiuso qui, in questi film amati, contestati,
imitati, divenuti un libro di testo del Novecento. Un altro momento
multimediale, un ‘libro espanso’ digitale di testi e immagini da sfogliare, fa
entrare lo spettatore più dentro a questa grande storia del cinema.
La quarta tappa tocca il
‘Cinema Comico’. Dopo i fasti, i Festival internazionali, i premi che la
consacrano fino in America come la musa del cinema di più impervio impegno, la
commedia consegna Monica alla popolarità e all’amore del grande pubblico.
È il 1968 e Monica Vitti,
cui tempo prima una maliziosa Oriana Fallaci aveva implorato di spiegarle cosa
fosse l’alienazione, esplode come Assunta, una umile figlia di Sicilia sedotta,
abbandonata e trasmigrata nella swingin’ London, ne La ragazza con la pistola.
È un’epifania, la nascita di una nuova stella, diversa e brillante. Da lì la
Vitti diventerà la regina di un genere dominato storicamente dagli uomini. La
vediamo recitare a fianco di tutti loro: Gassman, Tognazzi, Manfredi,
Mastroianni, in film memorabili di Monicelli, Scola, Risi, Loy, Salce, Fondato,
Di Palma. E naturalmente la vediamo a fianco di Alberto Sordi, re della
commedia che l’ha eletta per sempre a sua compagna ideale di film, di gioco, in
titoli proverbiali come Polvere di stelle, Amore mio aiutami, Io so che tu sai
che io so…. Una sorta di ‘corrispondente’ femminile di Sordi. Come per lui del
resto, che non è associabile a uno o più registi, le commedie che qui vediamo
immortalate appartengono a un genere particolare, non classificato nei libri:
sono ‘film con Monica Vitti’. Non solo un’attrice, ma una creatrice dei film
che interpreta.
Si giunge così alla tappa
che racconta la nuova trasformazione della Vitti, in cacciatrice di progetti,
copioni, co-sceneggiatrice, autrice, infine regista. Sono film preziosi come
l’amato Teresa la ladra, da un romanzo di Dacia Maraini, per la regia di Carlo
Di Palma, o i teneri - da rivedere - Flirt e Francesca è mia, diretti dal
compagno, fotografo e regista, Roberto Russo. E quello Scandalo segreto che
nell’89 la vede al debutto dietro la macchina da presa.
La Commedia dà alla Vitti
l’affetto e l’empatia con il grande pubblico. Con i film di Antonioni compone
quell’atlante cinematografico moderno, appassionato, sentimentale, che ci fa
leggere quattro decadi di cinema e spettacolo attraverso la voce, il corpo
sensuale, lo spirito d’attrice di Monica Vitti. Un atlante reso in senso
multimediale da un ‘cubo’ che mostra al visitatore le copertine dei periodici
nazionali e internazionali in cui la Vitti per anni ha campeggiato in diverse
lingue, insieme a una serie di immagini retroilluminate, e degli speciali
artworks che il visitatore della Mostra può portare come souvenir di un mondo
variegato.
L’ultimo spazio
dell’esposizione regala, grazie ai materiali delle Teche Rai, momenti di un
altro ‘genere’ della Vitti: la Televisione. Apparizioni, sketch, interviste-confessioni,
mai banali in cui l’attrice ha portato la sua naturale verve e confidenza nelle
case di milioni di spettatori.
I VIDEO, I FILM
Un altro aspetto
multimediale e immersivo de La Dolce Vitti è la visione su schermo touch di una
serie di preziosi filmati: cinegiornali dell’Archivio Luce che la riprendono in
prime, festival, set della sua carriera; una intervista ‘a tu per tu’ con la
videocamera, realizzata da Donatella Baglivo, in cui è la stessa Vitti a
raccontare svolte e momenti della sua vita artistica; infine le
video-testimonianze di chi con lei ha collaborato: Dacia Maraini, Giancarlo
Giannini, Michele Placido, Vincenzo Salemme, Enrico Vanzina, Laura Delli Colli,
Silvia Napolitano, Carlo Molfese.
La Dolce Vitti sarà anche
occasione per rivedere, nella sala cinema del Teatro dei Dioscuri, alcuni dei
film più significativi con Monica Vitti: L’avventura di Michelangelo Antonioni,
La ragazza con la pistola di Mario Monicelli, Dramma della gelosia (tutti i
particolari in cronaca) di Ettore Scola, Teresa la ladra di Carlo Di Palma,
Flirt di Roberto Russo.
IL LIBRO
Accompagna la Mostra il
volume La Dolce Vitti, edito da Edizioni Sabinae e Istituto Luce-Cinecittà, a
cura di Nevio De Pascalis, Marco Dionisi, Stefano Stefanutto Rosa, con un’introduzione
di Irene Bignardi: un racconto testuale di 150 pagine in 10 tappe con uno
straordinario apparato iconografico di oltre 100 immagini, Filmografia e
Teatrografia e preziose testimonianze.
http://www.arte.it/calendario-arte/roma/mostra-la-dolce-vitti-49317
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