Riaprono il 28 aprile nella Galleria degli Uffizi le cosiddette cinque
“salette” (dalla numero 19 alla numero 23) che seguono la Tribuna fino al
termine del Primo Corridoio e che sono state interamente rinnovate, con
adeguamento delle dotazioni impiantistiche, nell’ambito dei lavori per la
realizzazione dei Nuovi Uffizi, a cura della Soprintendenza per i beni
architettonici in collaborazione con il Polo Museale.
I lavori alle “salette” sono stati possibili anche grazie al
contributo di una famiglia americana che, senza alcuna contropartita, è
intervenuta con una ben consistente elargizione che servirà anche per altri
interventi.
Il nuovo allestimento propone un’ampia scelta di capolavori del XV
secolo italiano per un totale di 44 opere pittoriche.
In accordo col criterio museografico seguito per tutta la Galleria, le
opere sono suddivise in base all’area geografica culturale di appartenenza, e
il percorso comincia con la scuola senese del Quattrocento (sala 19),
che fino ad oggi non aveva avuto agli Uffizi un ambiente appositamente
dedicato, con i polittici firmati da Giovanni di Paolo e dal Vecchietta, di
gusto arcaizzante nell’impiego del fondo oro, e con le bellissime predelle di
Neroccio de’ Landi e Sano di Pietro. Uno spazio più ampio – le sale 20
e 21 – è dedicato alla pittura veneta, ambito nel quale rientrano
capolavori assoluti già esposti in Galleria come l’Allegoria sacra e
il Compianto su Cristo morto di Giovanni Bellini, oppure il
trittico con Scene della vita di Gesù del Mantegna, già appartenuto
a Don Antonio de’ Medici, figlio di Bianca Cappello e di Francesco I e forse
proveniente dalla cappella del Palazzo dei Gonzaga a Mantova. Trovano qui posto
anche i due scomparti con la Madonna col Bambino e San Giovanni di Antonello da
Messina, acquistate dallo Stato italiano nel 1997 con l’eredità Bardini. Questi
capisaldi della pittura italiana del primo Rinascimento, sono ora affiancati da
opere che erano conservate nei depositi ma di grande importanza, come le tavole
con Storie dell’Infanzia di Cristo del pittore veronese Giovan
Francesco Caroto, da identificare forse con le ante dell’altare di Magi
descritto da Giorgio Vasari nella chiesa dell’ospedale di San Cosimo a Verona,
e la grande raffigurazione di Cristo fra i dottori nel tempio firmata
da Giovanni Mansueti, opere acquistate dallo Stato italiano per gli Uffizi tra
la fine del XIX e l’inizio del XX secolo con l’intento di ampliare gli ambiti
geografici della raccolta.
La sala 22 è dedicata alla pittura emiliano-romagnola del
Quattrocento e raccoglie opere di scuola ferrarese, con i dipinti di Cosmè
Tura, Ercole da Ferrara, Lorenzo Costa, dei maestri bolognesi, fra i quali
spicca la Sacra Conversazione di Francesco Francia già in esposizione al
Cenacolo del Foligno a Firenze, dei pittori forlivesi Melozzo da Forlì e Marco
Palmezzano, che firma una splendida tavola con la Crocifissione.
Il percorso si conclude con la sala 23 dedicata alla pittura
lombarda, dove sono esposte opere dei principali pittori fra Quattro e
Cinquecento, da Vincenzo Foppa a Bernardino Luini, da Bernardino de’ Conti a
Boccaccio e Camillo Boccaccino. Trova posto in questa sala anche una grande
tavola con la Sacra Famiglia proveniente dall’altare Bertone nella chiesa di
sant’Agostino a Chieri, opera di un affascinate e ignoto pittore dei primi del
Cinquecento attivo in Piemonte fortemente influenzato dalla pittura
transalpina.
http://www.polomuseale.firenze.it/it/eventi/evento.php?t=535e6581f1c3bc9c02000000
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