Nel documentario «Maria by
Callas», pieno di inediti, mostrato in anteprima alla Festa del Cinema, le
parole della «Divina» sull’armatore
di Valerio Cappelli
Maria per sempre, fino
all’ultima nota, fino all’ultimo grido contro l’uomo della sua vita, Onassis.
«Venni a sapere della sua storia con Jacqueline Kennedy dai giornali. Lo
considerai un gran porco. La pagheranno entrambi». Si può scoprire qualcosa di
nuovo sulla Divina, una donna che il mondo non smette di amare, a 40 anni dalla
morte, avvenuta nel 1977 a Parigi?
Il triangolo amoroso: il
soprano, l’armatore, la vedova del presidente USA
Maria racconta Maria. Maria
by Callas è il titolo del bellissimo documentario, pieno di inediti, in
anteprima alla Festa del Cinema (esce nel 2018 per Lucky Red). Il regista è il
giovane americano Tom Volf, che ci ha lavorato quattro anni. Per una volta
nella lirica, le parole sono più forti del canto, per quanto sia una voce unica
come la sua, «pura elettricità», diceva Bernstein. Il romanzo del triangolo
amoroso che nutrì il jet set internazionale: lui ama lei, greci tutti e due, ma
alla fine sposa l’altra, la vedova di uno dei presidenti americani più amati
nella storia. Maria, la diva noiosa fuori scena cercava la semplicità leggendo
le ricette e collezionando carillon; Jacqueline, la fascinosa donna che sapeva
come si amministrano i sentimenti. Una con i do di un timbro mai sentito prima;
l’altra parlava sottovoce ipnotizzando gli uomini.
«Mi trasformò in un animale
addomesticato»
Onassis? «Un uomo
«affascinante, sincero, spontaneo, l’ho conosciuto nel 1957 e siamo diventati
amici». Il filmino della crociera sullo yacht di lui, lei vi andò con l’allora
marito Meneghini («non amava me ma quello che rappresentavo»). L’amore sbocciò in
mare. «Mi fa sentire la regina del mondo, con quella sua irresistibile aria da
furfante. Mi fece diventare un animale addomesticato, mettiamola così». Il
fallimento con l’armatore la marchiò: «Fu come se avessi preso un colpo in
testa, è disgustoso, cercherò di mettere ordine nella mia testa dolorante, e di
sopravvivere. Ho abbandonato una carriera incredibile, in un mestiere
difficile; è facile dire niente rancore. Prego Dio per superare questo momento.
Se cerco un principe azzurro? Spero di incontrare un vero uomo che mi accetti
per quello che sono».
Molti inediti
Solo e prossimo alla fine,
lui con i suoi occhiali dalla montatura nera e spessa, i capelli di gel, tornò
in amicizia da lei: «Si metteva a fischiare davanti alla mia porta, ho dovuto
farlo entrare, ho recuperato l’orgoglio deriso». Volf ha rovistato tra 400
lettere, ha scovato filmini inediti, ha trovato un’intervista tv del 1970 a New
York che era andata perduta, ha parlato con l’amica Nadia Stancioff e con i
discendenti di Onassis. Il filmato ripercorre i loro quasi nove anni di
sentimenti radicalizzati come solo all’opera, amore e odio, attraverso le
interviste a Maria e le sue lettere, molte scritte alla sua maestra Elvira de
Hidalgo, che tornano con la voce di Fanny Ardant (impersonò la Callas sia nel
film di Zeffirelli che nella piéce Master Class). Ciò che lo rende prezioso è
che Maria si racconta in prima persona.
«Alla fine l’anima si
consuma e l’energia anche»
C’è anche tanta musica, e
le burrasche in cui si trovò: le immagini inediti mentre canta per la prima
volta Butterfly; la rottura col Met («mi propongono una Traviata con dieci
tenori diversi per ogni replica, e spettacoli vecchi, le pare serio?») e con
l’Opera di Roma, quando nel 1958 abbandonò Norma dopo il primo atto, davanti al
presidente della Repubblica Gronchi («non ho fatto un attentato alla vita
lirica italiana e a Gronchi: avevo la bronchite. E comunque cancello meno
impegni di tante mie colleghe»; parla dei rimpianti («avrei voluto avere una
bella infanzia, ma mia madre aveva deciso il mio futuro per me»). Ecco Pasolini
in Medea («il primo ruolo degno che il cinema mi offre»), Parigi con la Bardot
in sala e lei dal vitino di vespa, i gesti moderni, ieratici. «Alla fine
l’anima si consuma, e l’energia anche».
L’addio al circo
Ecco il suo malinconico
ritorno sulla scena con Di Stefano; c’è un’immagine che fa male, lei al
crepuscolo mentre presenta un gala circense a Parigi, davanti a Vittorio De
Sica. Un elefantino con la scritta Air India finge di andarle addosso. Come
Buffalo Bill, l’eroe dalle giacche frangiate che in pista dava la caccia ai
capi indiani, lei inseguì un ultimo applauso.
http://www.corriere.it/spettacoli/17_novembre_02/maria-callas-insulti-onassis-b8ab79a0-bf29-11e7-9a2b-0f2b2933b455.shtml
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