Totò Riina, il capo dei
capi di Cosa Nostra, è morto oggi dopo più di 20 anni di carcere duro e una
serie di interventi al cuore
Francesco Curridori
Era soprannominato Totò “o
curtu”, “la belva”, “il capo dei capi” ma per gli uomini di legge Totò Riina
resterà sempre il mafioso più pericoloso di Cosa Nostra e la sua morte segna la
fine di un’epoca.
L'infanzia di Totò Riina
Salvatore Riina nasce a
Corleone il 16 novembre 1930 e, a soli 13 anni la sua vita viene sconvolta
dalla morte padre Giovanni e del fratello minore Francesco, mentre stavano
cercando di estrarre la polvere da sparo da una bomba inesplosa per rivenderla
insieme al metallo.
È in questi anni che Totò
conosce il boss Luciano Liggio, che lo affiliò nella cosca mafiosa locale, di
cui faceva parte anche suo zio Giacomo. A 19 anni Riina viene condannato a 12
anni di carcere per l’uccisione di un suo coetaneo, Domenico Di Matteo, ma
viene scarcerato nel 1956 e due anni dopo diventa uno dei sicari più spietati
di Liggio nella guerra contro Michele Navarra. Riina, nel 1963, viene arrestato
una seconda volta per cinque omicidi “consumati dal settembre 1958 al luglio
1962, in concorso con Bernardo Provenzano, Calogero Bagarella e altri ignoti”.
Nel 1969, però, dopo aver minacciato di morte i giudici, viene assolto per
insufficienza di prove per gli omicidi che gli erano stati attribuiti e riceve
solo una condanna a un anno e sei mesi di reclusione (già scontati a titolo di
custodia cautelare) per furto della patente esibita al momento dell’arresto.
Tornato a Corleone, viene nuovamente arrestato e mandato al confino per quattro
anni in San Giovanni in Persiceto (Bologna) ma, da quel momento, inizia una
latitanza che durerà per ben 24 anni.
L'ascesa dentro Cosa Nostra
Riina, in questi anni,
punta a scalare i vertici di Cosa Nostra e diventa l’esecutore materiale di
molti sequestri di persona e vari omicidi. Il 10 dicembre del ’69 uccide il
boss Michele Cavataio nella cosiddetta “strage di Viale Lazio”, mentre nel ’71
è la volta del procuratore Pietro Scaglione. Nel 1974 Riina, dopo l'arresto di
Liggio, assume il ruolo di reggente della cosca di Corleone e quattro anni più
tardi fa espellere dalla “Commissione” Tano Badalamenti, accusato di aver fatto
uccidere Francesco Madonia, legato ai Corleonesi. Il suo potere cresce grazie
all’influenza che riesce ad esercitare su Michele Greco, nuovo capo della
“Commissione” e ai legami con i politici democristiani di Palermo, Salvo Lima e
Vito Ciancimino. A contrastare politicamente quest’ultimo erano Piersanti
Mattarella, presidente diccì della Regione, e Pio La Torre, segretario
regionale del Pci, che vengono uccisi rispettivamente il 6 gennaio 1980 e il 30
aprile 1982. Sempre Riina è il mandante dell’uccisione dell’allora prefetto di
Palermo, il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, di sua moglie e della sua
scorta. Sono questi gli anni della “seconda guerra di mafia” che vedono
l’assassinio di Stefano Bontate e di oltre 200 mafiosi della fazione
Bontate-Inzerillo-Badalamenti. Il massacro finisce nel 1982 quando Riina si
insedia a capo della nuova "Commissione", composta soltanto dai suoi
fedelissimi. “Mai c’era stato tutto quel sangue, mai c’era stata quella
ferocia. La regola prima era un’altra: uccidere solo quando era necessario,
quando era utile”, dirà Tommaso Buscetta.
La stagione delle stragi
Il 29 luglio 1983 Riina
ordina l’uccisione del giudice Rocco Chinnici, uno degli ideatori del “pool
antimafia” ma, nel 1984, l’estradizione di Tommaso Buscetta e la sua decisione
di collaborare dà una svolta nella lotta alla mafia. “Non sono un infame, non
sono un pentito, non ho tradito Cosa Nostra. È Cosa Nostra che ha tradito se
stessa”, dirà Buscetta davanti a Giovanni Falcone. Il 30 gennaio 1992 la
Cassazione sancisce l'attendibilità delle dichiarazioni rese da Buscetta e
conferma gli ergastoli del Maxiprocesso. Da quel momento fioccano le condanne
all’ergastolo per gli innumerevoli omicidi commessi o commissionati. Questo
segna l’inizio della stagione delle stragi di mafia che portano all’uccisione
del politico Salvo Lima e dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
La cattura di Riina
II 15 gennaio del 1993
Riina viene finalmente catturato dal Capitano Ultimo dei Ros e dal colonnello
Mario Mori davanti alla sua villa dove aveva trascorso alcuni anni della sua
latitanza, insieme alla moglie Antonietta Bagarella e ai suoi figli. Alcuni
anni dopo la sua cattura dirà:“Io latitante? Per più di vent’anni nessuno mi ha
cercato, io prendevo l’autobus, il treno, l’aereo, ho lavorato, ho
viaggiato...”. A far discutere, però, è soprattutto la sua deposizione al
processo di Palermo del 4 marzo 93, trasmessa dalla Rai, dove Riina dichiarò di
essere soltanto un piccolo agricoltore ma questo non lo sottrae dal carcere
duro del 41-bis. Il 24 maggio ’94, mentre si trova in Aula per uno dei suoi
tanti processi, rilascia a un giornalista delle dichiarazioni minacciose contro
il procuratore Giancarlo Caselli e si lamenta per le condizioni imposte dal
carcere duro.
Gli ultimi anni di vita
Dal dicembre 1995, Riina è
stato rinchiuso nel supercarcere dell'Asinara, in Sardegna, poi trasferito al
carcere di Marino del Tronto, ad Ascoli Piceno, dove, per circa tre anni, è
stato sottoposto al carcere duro che, poi, gli viene prolungato. Nel 2003
subisce un intervento chirurgico per problemi cardiaci e nel maggio dello
stesso anno viene ricoverato nell'ospedale di Ascoli Piceno per un infarto. Tre
anni dopo si trova nel carcere milanese di Opera quando viene nuovamente
ricoverato per problemi cardiaci. Nel 2017 gli avvocati di Riina chiedono i
domiciliari al Tribunale di sorveglianza di Bologna ma il 19 luglio questa
istanza viene negata dal momento che Riina "non potrebbe ricevere cure e assistenza
migliori in altro reparto ospedaliero, ossia nel luogo in cui ha chiesto di
fruire della detenzione domiciliare”. Il 17 ottobre arriva la notizia della
sospensione del processo che lo vede imputato a Milano per le minacce al
direttore del carcere di Opera in quanto Riina avrebbe subìto un nuovo
intervento al cuore.
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/morto-tot-riina-1456006.html
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