martes, 27 de febrero de 2018

NABUCCO – TEATRO COCCIA, NOVARA


– 23.febbraio 2018 
A volte nella vita si  ricercano oggetti, arredi che con la loro presenza ci rassicurino; così anche negli allestimenti teatrali, dove talvolta si esagera con gli elementi di scena, quando l’opera in sé contiene già tutti gli elementi per essere apprezzata! Il Nabucco di Pier Luigi Pizzi è sfrondata di tutto e lascia che la superba eleganza della semplicità, la faccia da padrone!


Opera in quattro atti
Musica di Giuseppe Verdi, su libretto di Temistocle Solera
Prima rappresentazione: Milano, Teatro alla Scala, 9 marzo 1842

Nabucco (Nabucodonosor), re dei Babilonesi                         ENKHBAT AMARTUVSHIN
Ismaele, nipote di Sedecia re di Gerusalemme                       TATSUYA TAKAHASHI
Zaccaria, gran pontefice degli Ebrei                                           MARKO MIMICA
Abigaille, schiava, figlia adottiva di Nabucco                           REBEKA LOKAR
Fenena, figlia di Nabucco innamorata di Ismaele                  SOFIA JANELIDZE
Abdallo, vecchio ufficiale del re di Babilonia                            GJORGJI CUCKOVSKI
Anna, sorella di Zaccaria                                                   MADINA KARBELI
Gran sacerdote di Belo                                                      DANIELE CUSARI
Soldati babilonesi, soldati ebrei, Leviti, vergini ebree, donne babilonesi, Magi, grandi del regno di Babilonia, popolo (coro)

Regia, scene, costumi e luci                     Pier Luigi Pizzi
Direzione d’orchestra                               Gianna Fratta
Coreografie                                      Francesco Marzola
Orchestra della Fondazione Teatro Coccia
con Orchestra del Conservatorio Guido Cantelli
Coro San Gregorio Magno
Allestimento della Rete Lirica delle Marche
Produzione Fondazione Teatro Coccia Onlus
Credit Photo : Mario Finotti


All’ouverture entra in scena un candelabro a sette braccia portato dai ballerini, che poi si affacciano, insieme al coro, sulla buca dell’orchestra e soddisfatti approvano con sguardi e sorrisi la direzione della stessa. L’essenzialità, anzi il minimalismo,  appaiono immediatamente quale dominante  elemento scenico del Nabucco che ci si appresta a vivere.
La Musica è stupenda e senza attimi di tregua, viene diretta dalla direttrice Gianna Fratta  che  in totale femminilità esprime vigore e forza interpretativa con gesto molto ampio, chiaro e ben definito che esprime con attenzione e rigorosa puntualità.
Marko Mimica è Zaccaria, il gran pontefice degli ebrei ed oltre a prestanza fisica esibisce con autorevolezza una voce possente e corposa timbricamente più che rilevante.  Enkhbat Amartuvshin,  rivelazione di questa produzione,  interpreta il ruolo del titolo con potenza, armonia e colore con un fraseggio talmente chiaro da essere invidiato  da interpreti  di lingua madre italiana (sono certo che ne sentiremo parlare). La perfida Abigaille incontra Rebeka Lokar che emette una potentissima vocalità e grande facilità negli acuti ed incantevole nelle agilità che l’ha fatta apprezzare ancor più che in Turandot recentemente al Regio di Torino.
Le coreografie di Francesco Marzola sono semplici ed essenziali, quindi ben attagliate all’insieme ed i costumi si avvalgono del nero e di un punto di rosso che ritroveremo anche in altri momenti.  Regia, scene, luci e costumi sono di Pier Luigi Pizzi che fa della ricchezza semplice e dell’essenziale prezioso i suoi punti di forza, riconfermandosi principe di eleganza e raffinatezza.
Ismaele,  è Tatsuya Takahashi, che muovendosi con sicurezza  sul palco interpreta il nipote del re di Gerusalemma con voce curata ed interessante. Sofia Janelidze realizza Fenena con una bella timbricità e facilità nei cambi di registro che risulta gradevolmente vellutata anche nei toni più alti.
Apprezzabili anche i ruoli minori: Anna, interpretata significativamente da Madina Karbeli, il gran Sacerdote dall’efficace  Daniele Cusari e Abdallo da Gjorgji Cuckovski   Il coro San Gregorio Magno  diretto da Mauro Rolfi ha offerto un ‘va pensiero’  decisamente commovente anche grazie alla scelta di Pizzi di farlo cantare a bordo palco con sipario nero alle spalle, eliminando ogni elemento che avrebbe potuto risultare ‘di troppo’ rispetto alla scrittura amata da tutto il mondo.
La Musica vince sempre
Renzo Bellardone

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