di Maria Teresa Veneziani
Il Consiglio archeologico
della Grecia (KAS) boccia la proposta della casa fiorentina che voleva sfilare
nell’Acropoli la prossima estate in cambio, pare, di 2 milioni di euro.
«L’Acropoli non ha bisogno di pubblicità»Atene, schiaffo a Gucci:
La sfilata di Dior
all’Acropoli nel 1951
Crisi o non crisi, il
governo di Atene dice no a Gucci che voleva sfilare nell’Acropoli la prossima
estate in cambio, pare, di 2 milioni di euro. Il Consiglio archeologico
centrale della Grecia (KAS) martedì 14 febbraio ha respinto all’unanimità la
richiesta della casa di moda fiorentina per lo svolgimento di una sfilata sulla
spianata dell’Acropoli di Atene. L’evento era in programma la prossima estate.
Lo riferisce il sito greece.greekreporter.com. La notizia ripropone il
dibattito tra chi pensa che i luoghi della cultura debbano aprirsi alla
contemporaneità (per non morire) e quanti, invece, li vedono profanati. E
seppure quest’ultimi siano rimasti ormai una minoranza, da New York a Londra
(vale la pena ricordare che proprio Gucci guidato da Alessandro Michele è stato
il primo marchio di moda a sfilare nell’Abbazia di Westminster), la Grecia,
arrivata al 7° anno di crisi, va dritta per la sua strada, in controtendenza,
senza cedimenti.
Due milioni per 15 minuti
«Il carattere culturale
unico dei monumenti dell’Acropoli, dichiarato patrimonio dell’Unesco, è
incompatibile con questo evento» è stata la risposta ufficiale. Secondo i
giornali ellenici Gucci avrebbe proposto un contributo di 2 milioni di euro a
favore dei lavori di restauro della «roccia sacra», o qualsiasi altro progetto
che il Ministero della Cultura avesse scelto, in cambio del permesso di mettere
in scena uno spettacolo — la sfilata — di 15 minuti (anche se la casa
fiorentina fa sapere che ufficialmente di soldi ancora non si era parlato). In
un comunicato ufficiale Gucci conferma di aver avuto un incontro con l’autorità
ellenica (per esplorare la possibilità di un progetto di collaborazione
culturale a lungo termine, coerentemente con quanto l’azienda ha fatto negli
ultimi anni con istituzioni quali Palazzo Strozzi a Firenze, Minsheng Museum a
Shanghai, Westminster Abbey in Inghilterra e LACMA a Los Angeles. Le
speculazioni pubblicate relative a maggiori dettagli sono da considerare
destituite da ogni fondamento).
Star di Hollywood? No grazie
E nonostante già Dior nel
’51 avesse portato le sue modelle davanti al Partenone , a nulla sono valse le
motivazioni dei rappresentati di Gucci secondo cui «la collina dell’Acropoli
avrebbe ricevuto grande pubblicità dalle star di Hollywood e altri ospiti famosi
ospitati all’evento. Il progetto di Gucci prevedeva una lunga passerella tra il
tempio di Eretteo e il lato nord del Partenone, con un grande tendone allestito
come uno spogliatoio e pali metallici alti 7-8 metri per gli altoparlanti.
Trecento gli invitati previsti (il 10 per cento greci) suddivisi con una
precisione scientifica: 80% editori europei e americani di riviste di moda e il
10% stelle di Hollywood. L’evento era programmato per le 10 del 1 ° giugno,
prevedendo di anticipare di due ore per le prove. Con l’impegno a smantellare
immediatamente il set al termine della manifestazione.
L’Acropoli non ha bisogno
di pubblicità
Nulla da fare: parlando in
televisione pubblica ERT, il ministro della Cultura Lydia Koniordou ha spiegato
di essere d’accordo al 100% con la decisione del KAS. «Il Partenone è un
importante monumento e un simbolo universale da proteggere per noi greci, in
particolare durante il nostro continuo impegno per il recupero dei marmi», ha
spiegato. Ancora più duro il direttore del Museo dell’Acropoli, Dimitris
Pantermalis: «Il Partenone e l’Acropoli non hanno bisogno di pubblicità. Non ci
sarebbe alcun beneficio da un tale evento. Il punto è di non degradare il
simbolo (culturale) con un allestimento estraneo: il soggetto principale sarebbe
la passerella, non il Acropoli».
http://www.corriere.it/moda/news/17_febbraio_15/atene-schiaffo-gucci-no-sfilata-all-acropoli-rifiuto-modernita-95ad5ac4-f371-11e6-a927-98376e914970.shtml
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