domingo, 19 de febrero de 2017

KATIA KABANOVA - TEATRO REGIO TORINO, 18 FEBBRAIO 2017

Le giornate, seppur al nord ci siano ancora isolate giornate di nebbia, mandano ormai segnali di ripresa della vita ed il desiderio di vita all’aperto  può essere rimandato solo in presenza di una proposta coinvolgente. Nell’ambito del progetto Janáček- Carsen pensato dal Teatro Regio di Torino, in questi giorni  è di scena Katia Kabanova! Opera poco conosciuta agli amanti del solo repertorio italiano, ma si tratta invece di una vera eccellenza da non perdere e per la quale si rimanda pure una passeggiata in campagna ! Lo spirito e la mente non restano delusi o rinunciatari
  




 [Kát'a Kabanová]
Opera in tre atti

Libretto di Leoš Janáček
dal dramma L'uragano di Aleksandr Ostrovskij
Musica di Leoš Janáček
Edizione in lingua originale ceca con sopratitoli in italiano
Prima esecuzione a Torino


Personaggi
Interpreti
Katerina Kabanová, detta Kát'a,
moglie di Tichon soprano

Andrea Danková
Tichon Ivanyč Kabanov, figlio di Marfa
e Un passante tenore

Štefan Margita
Marfa Kabanová, detta Kabanicha,
vedova di un ricco mercante
mezzosoprano


Rebecca de Pont Davies
Boris Grigorjevič,
nipote di Dikoj tenore

Misha Didyk
Savël Dikoj, mercante
basso-baritono

Oliver Zwarg
Váňa Kudrjáš, assistente di Dikoj
tenore

Enrico Casari 
Varvara, figlia adottiva
in casa Kabanov mezzosoprano

Lena Belkina
Kuligin, amico di Kudrjáš baritono
Lukáš Zeman
Gláša, servitrice mezzosoprano
Lorena Scarlata
Fekluša, servitrice mezzosoprano
Sofia Koberidze
Una donna tra la folla contralto
Roberta Garelli


Direttore d'orchestra
Marco Angius
Regia
Robert Carsen
ripresa da
Maria Lamont
Scene e costumi
Patrick Kinmonth
Luci
Robert Carsen e Peter Van Praet
Coreografia
Philippe Giraudeau
Assistente alla coreografia
Erika Rombaldoni
Maestro del coro
Claudio Fenoglio

Orchestra e Coro del Teatro Regio
Allestimento Opera Vlaanderen (Anversa/Gand)

 Progetto Janáček - Carsen
Acqua: elemento in movimento che ad ogni soffio crea increspature, disegni che si dissolvono nel momento stesso della loro creazione! Luci ( eccezionali dello stesso Robert Carsen e di Peter Van Praet) ed ombre che si riflettono nell’acqua e che dall’acqua si proiettano sui fondali! Un costante  azzurro polvere interrotto da evanescenti  macchie di luminosità o di cupezza accecante! L’emozione che se ne trae impedisce addirittura di trasferire tutte le sensazioni seppur in una ‘recensione emozionale’.
Qui c’è un incontro di geni: Janáček ha scritto delle pagine che solo chi soffre di  totale incapacità di emozionarsi, di provare sentimenti ed affettività quotidiane  non riesce a farsi travolgere e stravolgere dall’intensità di quelle pagine meravigliose! E l’altro indiscutibile genio è Robert Carsen che allagando il palco ed utilizzando passerelle  con piccole parti in continua evoluzione e luci incredibilmente avvolgenti e comunicative, riesce ad ambientare una vicenda umana ricca di sentimenti, passioni e crudeltà. La regia per la messa in scena al Regio di Torino è stata ripresa da Maria Lamont.
Philippe Giraudeau porta in scena fanciulle che muovendosi nell’acqua  creano di volta in volta le passerelle su cui si muoveranno i cantanti. Le fanciulle in tunica bianca: forse l’anima del Volga? Forse Kabanova replicata? In ogni caso efficaci e coinvolgenti  e di grande effetto coreutico e scenografico.
Mi dilungherei assai per cercare di descrivere i particolari, ma tenterò invece in poche righe di trasmettere almeno un soffio di quella poesia che traspare elegantemente dall’insieme.
La scena è quasi sempre soffusamente proiettata a fondo palco dove realtà e ombre si confondono creando geometriche proiezioni  che amplificano la crudezza della realtà che come in questo caso può portare ad estreme decisioni per la paura di vivere da ‘giudicati’ e con l’ossessione del giudizio.
Il connubio quasi mistico tra musica, canto e scena intacca la forza degli animi creando dolce commozione.
La melodia parlata acuisce la realtà e  crea poetica liricità sconfinando nell’evanescenza dell’essere in una dimensione emotiva di forte intensità; l’orchestra diretta da un puntuale quanto emozionante Marco Angius ha creato atmosfere di sentimento e di sensazioni intime. Il gesto di Angius è preciso, sicuro ed in buona armonia con i professori in buca e la bontà della direzione come dell’intero allestimento è stata riconosciuto da un pubblico entusiasta.
Di Andrea Dankova nei panni della Kabanova è doveroso riconoscere la forza interpretativa e la padronanza vocale: nel suo assolo coinvolge trasferendo la passione ed il terrore di vivere; Tichon, il marito tradito e figlio sottomesso, è stato interpretato da Štefan Margita con presenza in scena e vocalità appropriata.  Rebecca de Pont Davies ha dato superbamente voce e consona  interpretazione all’austera quanto perfida Kabanicha che gelidamente indifferente ringrazia gli amici accorsi per il suicidio di Katia. Misha Didyk  è il tenore ben nel ruolo dell’amante Boris il quale cacciato dallo zio dopo la rivelazione di Katia, porta questa alla delusione definitiva. Varvara è il personaggio interpretato da Lena Belkina che qui raggiunge una buona maturazione intepretativa-vocale. Il Vania di Enrico Casari è perfetto secondo lo stile di Janáček e nel suo assolo cantato in mezzo all’ideale Volga colpisce realmente al cuore.

Solo per semplicità annoto che tutti gli interpreti hanno toccato un livello di alto segno e che, ognuno nel ruolo, ha dato un plus alla realizzazione: Oliver Zwarg, Lukáš Zeman, Lorena Scarlata, Sofia Koberidze, Roberta Garelli. Altrettanto degno di nota il sempre apprezzato coro del Regio diretto da Claudio Fenoglio.
La stessa realizzazione era già stata  vista alla Scala di Milano nel 2007 ed il bel ricordo che se ne conservava (una delle più belle produzioni mai viste),  ha condotto nuovamente a sedersi con grande soddisfazione  in una fila di teatro per rivederla.

La Musica vince sempre.

Renzo Bellardone

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