Le giornate, seppur al nord ci
siano ancora isolate giornate di nebbia, mandano ormai segnali di ripresa della
vita ed il desiderio di vita all’aperto può essere rimandato solo in presenza di una
proposta coinvolgente. Nell’ambito del progetto Janáček- Carsen pensato dal
Teatro Regio di Torino, in questi giorni è di scena Katia Kabanova! Opera poco
conosciuta agli amanti del solo repertorio italiano, ma si tratta invece di una
vera eccellenza da non perdere e per la quale si rimanda pure una passeggiata
in campagna ! Lo spirito e la mente non restano delusi o rinunciatari
[Kát'a Kabanová]
Opera in tre atti
Libretto di Leoš Janáček
dal dramma L'uragano di Aleksandr Ostrovskij
Opera in tre atti
Libretto di Leoš Janáček
dal dramma L'uragano di Aleksandr Ostrovskij
Musica di Leoš Janáček
Edizione in lingua originale ceca con sopratitoli in italiano
Prima esecuzione a Torino
Personaggi
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Interpreti
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Katerina Kabanová, detta Kát'a,
moglie di Tichon soprano |
Andrea Danková |
Tichon Ivanyč Kabanov, figlio di Marfa
e Un passante tenore |
Štefan Margita |
Marfa Kabanová, detta Kabanicha,
vedova di un ricco mercante mezzosoprano |
Rebecca de Pont Davies |
Boris Grigorjevič,
nipote di Dikoj tenore |
Misha Didyk |
Savël Dikoj, mercante
basso-baritono |
Oliver Zwarg |
Váňa Kudrjáš, assistente di Dikoj
tenore |
Enrico Casari |
Varvara, figlia adottiva
in casa Kabanov mezzosoprano |
Lena Belkina |
Kuligin, amico di Kudrjáš baritono
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Lukáš Zeman
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Gláša, servitrice mezzosoprano
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Lorena Scarlata
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Fekluša, servitrice mezzosoprano
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Sofia Koberidze
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Una donna tra la folla contralto
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Roberta Garelli
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Direttore d'orchestra
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Marco Angius
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Regia
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Robert Carsen
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ripresa da
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Maria Lamont
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Scene e costumi
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Patrick Kinmonth
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Luci
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Robert Carsen e Peter Van Praet
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Coreografia
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Philippe Giraudeau
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Assistente alla coreografia
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Erika Rombaldoni
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Maestro del coro
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Claudio Fenoglio
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Orchestra e Coro del Teatro Regio
Allestimento Opera Vlaanderen (Anversa/Gand)
Progetto Janáček - Carsen
Acqua:
elemento in movimento che ad ogni soffio crea increspature, disegni che si
dissolvono nel momento stesso della loro creazione! Luci ( eccezionali dello
stesso Robert Carsen e di Peter Van Praet) ed ombre che si riflettono nell’acqua e che
dall’acqua si proiettano sui fondali! Un costante azzurro polvere interrotto da evanescenti macchie di luminosità o di cupezza accecante! L’emozione
che se ne trae impedisce addirittura di trasferire tutte le sensazioni seppur
in una ‘recensione emozionale’.
Qui
c’è un incontro di geni: Janáček ha scritto delle pagine che solo chi soffre
di totale incapacità di emozionarsi, di
provare sentimenti ed affettività quotidiane
non riesce a farsi travolgere e stravolgere dall’intensità di quelle
pagine meravigliose! E l’altro indiscutibile genio è Robert Carsen che allagando il palco ed utilizzando passerelle con piccole parti in continua evoluzione e
luci incredibilmente avvolgenti e comunicative, riesce ad ambientare una
vicenda umana ricca di sentimenti, passioni e crudeltà. La regia per la messa
in scena al Regio di Torino è stata ripresa da Maria Lamont.
Philippe Giraudeau porta in scena fanciulle che
muovendosi nell’acqua creano di volta in
volta le passerelle su cui si muoveranno i cantanti. Le fanciulle in tunica
bianca: forse l’anima del Volga? Forse Kabanova replicata? In ogni caso
efficaci e coinvolgenti e di grande
effetto coreutico e scenografico.
Mi
dilungherei assai per cercare di descrivere i particolari, ma tenterò invece in
poche righe di trasmettere almeno un soffio di quella poesia che traspare
elegantemente dall’insieme.
La
scena è quasi sempre soffusamente proiettata a fondo palco dove realtà e ombre
si confondono creando geometriche proiezioni
che amplificano la crudezza della realtà che come in questo caso può
portare ad estreme decisioni per la paura di vivere da ‘giudicati’ e con
l’ossessione del giudizio.
Il
connubio quasi mistico tra musica, canto e scena intacca la forza degli animi
creando dolce commozione.
La
melodia parlata acuisce la realtà e crea
poetica liricità sconfinando nell’evanescenza dell’essere in una dimensione
emotiva di forte intensità; l’orchestra diretta da un puntuale quanto
emozionante Marco Angius ha creato
atmosfere di sentimento e di sensazioni intime. Il gesto di Angius è preciso,
sicuro ed in buona armonia con i professori in buca e la bontà della direzione
come dell’intero allestimento è stata riconosciuto da un pubblico entusiasta.
Di Andrea Dankova nei panni della Kabanova
è doveroso riconoscere la forza interpretativa e la padronanza vocale: nel suo
assolo coinvolge trasferendo la passione ed il terrore di vivere; Tichon, il
marito tradito e figlio sottomesso, è stato interpretato da Štefan Margita con presenza in scena e
vocalità appropriata. Rebecca de Pont Davies ha dato superbamente
voce e consona interpretazione
all’austera quanto perfida Kabanicha che gelidamente indifferente ringrazia gli
amici accorsi per il suicidio di Katia. Misha
Didyk è il tenore ben nel ruolo
dell’amante Boris il quale cacciato dallo zio dopo la rivelazione di Katia,
porta questa alla delusione definitiva. Varvara è il personaggio interpretato
da Lena Belkina che qui raggiunge
una buona maturazione intepretativa-vocale. Il Vania di Enrico Casari è perfetto secondo lo stile di Janáček e nel suo
assolo cantato in mezzo all’ideale Volga colpisce realmente al cuore.
Solo
per semplicità annoto che tutti gli interpreti hanno toccato un livello di alto
segno e che, ognuno nel ruolo, ha dato un plus alla realizzazione: Oliver Zwarg, Lukáš Zeman, Lorena Scarlata,
Sofia Koberidze, Roberta Garelli. Altrettanto degno di nota il sempre
apprezzato coro del Regio diretto da Claudio
Fenoglio.
La stessa realizzazione era
già stata vista alla Scala di Milano nel
2007 ed il bel ricordo che se ne conservava (una delle più belle produzioni mai
viste), ha condotto nuovamente a sedersi
con grande soddisfazione in una fila di
teatro per rivederla.
La
Musica vince sempre.
Renzo Bellardone
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