miércoles, 15 de febrero de 2017

INTERVISTA al maestro FRANCESCO PASQUALETTI .PISA



- Bar La Borsa – Pisa il 12.02.2017

Ciao Francesco, come stai? E’ un po’ che non ci si vede, ma seguendo il tuo percorso artistico vedo che sei in piena attività:
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  Eh si, sta proseguendo tutto bene: a giugno  e per la terza volta,  vado  due mesi a Aukland e Wellington  per dieci recite di Carmen, cinque  per ogni città;  appena prima  avrò una Traviata al Comunale di Firenze per il Maggio Musicale Fiorentino e notizia proprio dell’ultima ora a  settembre sarò di nuovo a Firenze dove dirigerò Butterfly. Dopo aver firmato il contratto per la ‘New Zealand Opera’ mi sono arrivate diverse proposte interessanti da Zurigo, Cipro ed altri  validi teatri,  oltre alla Presidenza di un concorso, ma capirai che ho dovuto necessariamente non accettare! Non sarei riuscito a fare il pendolare dalla Nuova Zelanda in Europa ogni settimana! In ogni caso sono molto onorato e soddisfatto di tornare per la terza volta in quella terra così lontana, ma così affascinante: il livello artistico è  molto interessante anche per la formazione di tipo anglosassone che hanno; le orchestre sono paragonabili a quelle della BBC di Manchester per esempio, dove ad un matinée nel 2011 ebbi una delle  più belle esperienze della mia vita con la direzione della ‘Seconda’ di Rachmaninov; era l’ultimo anno del Maestro Gianandrea Noseda quale direttore principale. Un Maestro dal quale ho imparato moltissimo.

Francesco, tanto per contraddire un detto comune, tu sei profeta in patria, ovvero ‘Pisano a Pisa, stai dirigendo nel teatro della tua città.
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Con una enorme soddisfazione sto infatti dirigendo il “Cappello di paglia di Firenze”, idea del teatro Verdi di Pisa dopo 16 anni dall’ultima volta che fu qui rappresentata nel 2001, quando dirigeva il maestro Piero Bellugi.  In quel periodo ero al terzo anno di studio in  direzione d’orchestra (il mio primo concerto lo diressi a 18 anni). In quella occasione andai a seguire qualche prova di quel “Cappello di Paglia” ed ora dopo 16 anni mi ritrovo a dirigerla io in questo fantastico progetto di LTL Opera Studio.

Francesco, uno dei motivi che mi ha portato a Pisa per “Cappello..” è proprio questo: vedere come i giovani, e con un giovane direttore, potevano insieme affrontare e costruire una così bella realizzazione.
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Opera fantastica ed anche più difficile di quello che sembra: è come se ci fossero molte opere in una. Rota mette insieme tanti stili, mescolandoli con ironia. Appaiono a tratti i caratteri di Rossini e di Prokofiev, l’operetta di Hoffenbach e Strauss, con una  strizzatina d’occhio  al jazz. In alcuni momenti anche il classico cantabile del verismo italiano si fa sentire ma sempre un po’ ironicamente sopra le righe. Ed essendo composta con vari stili, anche con l’orchestra bisogna variare continuamente carattere, interagendo costantemente con il cast che ha svolto un lavoro encomiabile, soprattutto se si pensa che per alcuni artisti si e’ trattato del debutto in un Teatro di tradizione, se non del debutto assoluto (non dimentichiamo che si tratta di opera studio). Si, il lavoro è stato lungo e impegnativo, ma alla fine la soddisfazione ha ripagato e sta ripagando tutti.

Per questa produzione ‘opera studio’ avete fatto molte prove?
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Gli assiemi con l’orchestra sono stati ridotti al limite, mentre il grosso del lavoro è stato fatto nelle prove di sala con pianoforte. Gli artisti dell’Orchestra Giovanile Italiana si sono dimostrati seri e ricettivi ed hanno dimostrato impegno, professionalità ed entusiasmo nell’affrontare il lavoro in buca. C’è tanto bisogno di formare giovani artisti e di farli crescere! Le realta’ come l’O.G.I. sono un ricchezza importante per i giovani musicisti italiani. E quelli impegnati con “Cappello” hanno affrontato una partitura gustosissima ma difficile che li ha impegnati in un grande lavoro di reattività e di concentrazione. Lo stesso che hanno affrontato i cantanti.

Appunto circa il cast cosa altro ancora  mi racconti?
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Da novembre hanno iniziato a lavorare a questo progetto: alcuni sono debuttanti, altri artisti più formati, ma complessivamente hanno tutti ottime potenzialità. Alcune parti sono davvero impervie. “Il Cappello di Paglia di Firenze” è poco rappresentata, eppure vanta diverse caratteristiche oltre a quelle cui accennavi. Da quasi cent’anni in Italia non si scrivevano opere buffe e per ritrovarne una prima di “Cappello” si deve ritornare al Don Pasquale di Donizetti rappresentato per la prima volta nel 1843 (con le notevoli ovvie eccezioni di Un Giorno di Regno, Falstaff, Gianni Schicchi e Le Maschere…). Rota scrisse il “Cappello” nel 1945 anno in cui a Reims il 7 maggio fu firmato l’atto di resa militare tedesca, quindi in un’epoca da noi tutti immaginata tragica, povera anche nelle idee; invece ecco che  Rota dimostra che l’arte, la fantasia e l’estro creativo non possono essere arginati. Rammento che il compositore sempre nel periodo compose alcune colonne sonore: nel 1945 ‘Le Miserie ‘di  Monsu Travet’ film di Mario Soldati, ‘La freccia nel fianco’ di Alberto Lattuada   e “Lo sbaglio di essere vivo’ diretto da Bragaglia, oltre  nel 1943 “Il birichino di papà”, regia di Raffaello Matarazzo  e “Zazà”  per la regia di Renato Castellani, tanto per ricordarne alcuni  
Difficilmente si immagina che nel periodo  bellico ed immediatamente post bellico potesse esserci la voglia di creare situazioni teatrali comiche, ma ecco che Rota smentisce fosse anche solo per “Lo sbaglio di essere vivo” che è addirittura un film esilarante.

Come i grandi professionisti dell’arte, in questa intervista hai umilmente parlato poco di te e molto del tuo lavoro e degli artisti con cui ti confronti giornalmente (conoscendoti da anni conosco bene questo tratto del tuo carattere)

Il Teatro d’opera e’ il piu’ grande gioco di squadra che la musica conosca. Questa cosa non andrebbe mai dimenticata. Credo che questa sia l’unica strada percorribile per rapportarsi con serietà a composizioni che hanno segnato la storia della musica.

Carissimo Francesco so che fra poco hai una rappresentazione pomeridiana e con l’altro cast, quindi ti lascio all’assestamento dell’ultimo momento e ti faccio un grande ‘in bocca al lupo’ ancora per “Il Cappello” e poi per tutto quanto seguirà e naturalmente un bacione al tuo piccolo Leone, il bimbo che da pochi mesi rallegra la tua esistenza.
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Grazie per gli auguri per la mia attività che ovviamente sono sempre bene accetti e grazie per l’implicito augurio per mio figlio, la grande tenerezza che ha dolcemente invaso la mia vita.


Renzo Bellardone (Pisa 12 febbraio)

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