di Caterina
C'é uno strumento in
orchestra la cui voce suggerisce come nessun altra quel sentimento di profondo
desiderio, unito alla sensazione di vuoto e mancanza dell'altro, al quale la
lingua tedesca ha dato il nome Sehnsucht. Impropriamente chiamato struggimento
e meglio definito yearning in inglese, delinea un intero universo legato agli
affetti più intimi della sfera personale. L'etimologia oscura e controversa ne
fa risalire l'affascinante nome, corno inglese, all'espressione francese cor
anglé , angolato, perchè in origine presentava una canna che formava un angolo
al centro. Per assonanza l'aggettivo anglé fu tradotto erroneamente come
inglese, in realtà si trattava di un parente prossimo dell'oboe, anch'esso ad
ancia doppia, e nulla aveva a che vedere con i corni. La sua sonorità è difatti
molto vicina a quella del più conosciuto fratello, è solo più piena e meno
penetrante per via dell'estensione una quinta sotto.
Nel teatro musicale fu
Rossini che per primo lo impiegò come strumento solista in orchestra nell'ouverture
del Guglielmo Tell, sfruttandone la voce melanconica per descrivere la serenità
ritrovata dopo il temporale. Non era ancora struggimento, bensì uso quasi
pastorale, in una rielaborazione raffinata del ranz des vaches , il canto
popolare degli allevatori svizzeri.
Diventò langueur
già in Berlioz, in quella straordinaria invenzione melodica che è la
romanza di Marguerite, D'amour l'ardente flamme, nella quarta parte
della Damnation de Faust. Era il 1846 e il compositore francese aveva
ultimato la stesura definitiva del materiale motivico risalente al 1829 e
contenuto nelle Huit scènes de Faust. La sua era una personale
rielaborazione del mito di Faust secondo Goethe, all'interno della quale la
figura dell'innocente fanciulla sedotta e abbandonata passava
dall'innamoramento alla disillusione in un'amara espansione lirica. Ricordo
bruciante, attesa vana, desiderio e speranza sono nell'emozionale tessuto
orchestrale che sostiene la voce nell'aria cantata da una Marguerite stanca che
si strugge d'amore. Il corno inglese introduce l'episodio e prepara il terreno
sul quale il canto si muoverà, contestualizza l'aria a metà del percorso,
infine chiudendo nostalgico, strumento obbligato in orchestra che tocca le
fibre di una ferita perennemente esposta che potrà rimarginarsi solo al ritorno
dell'amato.
Solo un anno più tardi, nel
1847, al Teatro della Pergola di Firenze debutta Macbeth che Verdi
trae dall'omonima tragedia di Shakespeare. Qui il corno inglese appare
quasi straniante. Più che sottolineare uno struggimento suggerisce e descrive
la follia della sanguinaria Lady Macbeth nel momento in cui la sua mente è già
stata inghiottita dall'allucinato rigurgito di coscienza. Siamo nel quarto
atto, i profughi scozzesi lamentano lo stato di sanguinaria repressione nel
quale versa la loro patria sotto il tiranno Macbeth, Macduff piange lo
sterminio della sua famiglia e i sensi di colpa fino ad allora sopiti divorano
la Lady nella celebre scena del sonnambulismo. Verdi prescrive la sordina
per gli archi, clarinetto e corno inglese sono obbligati.
L'atmosfera si incupisce mentre i due strumenti introducono la regina. Il canto
è spezzato, fatto di frasi smozzicate intervallate dagli interventi del corno
inglese fino alla conclusione. Il clima è allucinato in un perfetto connubio di
forza drammatica e musicale.
Nel Tristano e Isotta si ha
la consacrazione dello strumento che del resto ricopre un ruolo sostanziale
nella concezione sonora di Wagner. Collocate all'inizio del terzo atto troviamo
40 battute di straordinaria bellezza, forse il più geniale assolo mai scritto
per il corno inglese che, secondo i dettami del compositore, dovevano essere
intonate dallo strumentista dell'orchestra e non da un solista. E' un triste
lamento che racchiude nel suo timbro la sublimazione dell'attesa, la
lotta interiore e il delirio di Tristano morente.
E poi come dimenticare la
consapevolezza di Don José, l'accettazione passiva dell'amore che sconvolgerà
la sua esistenza in Carmen....Prima che il tenore intoni La fleur que tu m'avais
jétée è sempre il corno inglese che riprende da solo il tema del destino già
enunciato nell'ouverture dai tremoli degli archi e dai tromboni. Lo stesso tema
apparirà ancora nel corso dell'opera, mai però così languidamente addolcito a
snudare i sentimenti del protagonista.
https://amnerisvagante.wordpress.com/2017/02/06/sehnsucht-struggimento-yearning-langueur/
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