Tema caro al romanticismo europeo è rappresentato dall’eterno duello tra
il bene ed il male e dall’esaltazione degli alti sentimenti (quanto vorrei che
oggi fossero ancora così alti!!) del dovere, la lealtà, l’etica ed un grande
senso della correttezza! Altro tema importante era il ‘perdono’ che veniva
concesso con delle condizionali (e non come sovente avviene oggi,
incondizionatamente per una sorta di lassismo sociale). Der Freischütz contiene tutti questi elementi
e quale prima opera romantica apre le porte alle successive composizioni, con
temi importanti, come i leit motiv, esaltati poi da Wagner.
Carl Maria von Weber
Opera romantica in tre atti
Libretto di Friedrich Kind
(Edizione C F Peters
Musikverlag.Urtext edition
a cura di J. Freyer; rappr. per
l'Italia Casa Musicale
Sonzogno di Piero Ostali)
Coro e Orchestra del Teatro alla
Scala
Nuova produzione Teatro alla Scala
Nuova produzione Teatro alla Scala
Direttore
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Myung-Whun Chung
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Regia
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Matthias Hartmann
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Scene
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Raimund Orfeo Voigt
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Luci
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Marco Filibeck
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Drammaturgo
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Michael Küster
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Costumi
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Susanne Bisovsky e Josef Gerger
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Collaboratore ai costumi
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Malte Lübben
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CAST
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Ottokar
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Michael Kraus
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Kuno
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Frank van Hove
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Agathe
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Julia Kleiter
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Äennchen
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Eva Liebau
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Kaspar
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Günther Groissböck
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Max
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Michael König
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Ein Eremit
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Stephen Milling
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Kilian
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Till Von Orlowsky
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Vier Brautjungfern
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Céline Mellon*
Sara Rossini*
Anna-Doris Capitelli*
Mareike Jankowski*
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Stimme des Samiel
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Frank van Hove
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*Soliste dell'Accademia di
perfezionamento per Cantanti Lirici del Teatro alla Scala
Allestimento studiato e curato da Matthias Hartmann alla regia
decisamente attenta e curata, dove nulla è lasciato agli interpreti (quante
volte invece si deve percepire..) , ma
tutto fila sul binario della costruzione e di significati espressi; Raimund Orfeo Voigt ha creato delle
scene essenziali, ma intellegibili, con
chiara lettura classica, inserendo
elementi scenici luminosi a dettagliare le montagne sullo sfondo piuttosto
che la casetta nei boschi, la chiesetta o la casa di Agathe decisamente
affascinante e descrittiva.
Alberi altissimi neri e stilizzati creano il
bosco ed il fuoco sul palco è sempre
di forte suggestione, quasi ad evocare paure e timori peraltro attrattivi
dell’infanzia.
Il coro, diretto da Bruno Casoni, è molto presente ed importante ed ha dato prova di
grande professionalità sia nel canto che nell’interpretazione attoriale: la
massa qui è stata usata per implementare la scena e rendere credibile il
villaggio. La direzione di Myung-Whun
Chung oltre che efficace con il golfo mistico è stata bella da vedere e
gustare il gesto attento e coinvolto: grande direzione!
Ancora una parola sull’allestimento ed un plauso
ai costumi di chiara ispirazione popolare boema, ma rivisitati e ripensati da
Susanne Bisovsky e Joseph Gerger con la collaborazione
di Malte Lübben in una esplosione
di colore e di significato, come il grande velo bianco a terra che si alzerà
in volo assieme alla casa per dileguarsi nello spazio celeste.Le luci di Marco Filibeck non deludono mai ed
anche in questo ‘Franco Cacciatore’ sono disegnate e dosate con grande
efficacia.
Veramente la tentazione di scrivere ancora della
scena, dell’orchestra e della drammaturgia pregevole di Michael
Küster sarebbe
alta, ma è giusto riservare spazio alle voci.
Michael Kraus è il baritono che interpreta il
principe boemo con piglio e fermezza, lasciando alla voce profonda e tonale
oltre che al gesto la declinazione dei sentimenti e delle decisioni, che
opportunamente motivate si possono mutare. Il guardiaboschi del principe,
ovvero Kuno è lasciato a Frank van
Hove che esprime con bel colore e bel temperamento quanto sta nel
personaggio; Agathe, l’amata da Max e da questi ricambiata, incontra la
splendida voce di Julia Kleiter
che con un bel timbro caldo e avvolgente sa imprimere profondità per poi innalzarsi
alla freschezza scintillante, fino quasi alla misticità “Sommessa, lieve, pia melodia..” la Kleiter è sovente affiancata
in scena dalla brillante Eva Liebau, soprano, che affascina
per la scioltezza, il timbro e la caratterialità, unite ad un ottimo fraseggio (opera cantata
in originale in tedesco).
Il ricco contadino Kilian incontra la voce
importante e calda di Till Von
Orlowsky,
cosi come Ein Eremit viene esaltato da Stephen Milling che sfodera una
suadente voce da basso perfettamente adatta al ruolo del paciere super
partes: sarà infatti l’eremita a fine opera a convincere il principe a dare
ancora una opportunità a Max, secondo apprendista cacciatore e promesso di
Agathe. Max è interpretato dal tenore Michael
Kӧnig che senza ombra di
dubbio è convincente con una tonalità calda e arrotondata. Kaspar, il primo
apprendista cacciatore è Günter Groissbӧck, sicuramente il più preponderante scenicamente sia per la fisicità esibita tra le fiamme
che per l’atleticità dei movimenti: vocalmente diventa impressionante alla
‘gola del lupo’ quando la voce riecheggia con echi e rimandi; sicuramente
valido interprete.
Appropriati e convicenti anche gli altri ruoli.
La Musica vince sempre.
Renzo Bellardone
Credit fotografico Brescia /Amisano
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