di Caterina
La perfetta scansione del
Così fan tutte ha un andamento circolare che, dall'ordine iniziale, procede
attraverso l'alterazione di quello stesso ordine per poi ricostituirlo nel
finale. Se il cerchio è l'elemento sul quale si basa l'architettura dell'opera non
basta riprodurlo all'infinito con un numero di varianti imprecisate per
rappresentare sulla scena l'insondabile verità sulle relazioni amorose
concepita da Mozart e Da Ponte.
Siamo all'Opéra Garnier
che, nel suo scrigno prezioso, accoglie la ripresa di Così fan tutte. La
coreografa Anne Teresa De Keersmaeker, alla sua ultima regia lirica dopo Il
Castello di Barbablu, I due Foscari ed altre creazioni nelle quali la danza si
è unita al canto, ha infatti presentato una mise en scène nella quale ogni personaggio
è affiancato sempre e costantemente da un suo doppio danzante. L'idea di fondo
è quella di trovare una terza via alternativa a quanto espresso da musica e
libretto che funga quasi da sottotesto. Il palcoscenico è nudo, retropalco
completamente a vista, bianco di un candore lattiginoso come le luci che lo
illuminano, senza nessun altro arredo scenico che non dei pannelli trasparenti,
bordati anch'essi di bianco, che pendono all'estrema destra e sinistra come
delle quinte mobili. La dimensione è fortemente astraizzante, quasi fossimo in
presenza di una creazione balanchiniana, le tavole del palcoscenico contaminate
da linee curve colorate che si intrecciano in una prospettiva ora concentrica
ora allocentrica.
Alla fine dell'ouverture
dodici interpreti entrano in scena: sei cantanti e i rispettivi doppi
impersonati da altrettanti danzatori. L'idea non è affatto nuova, anzi il
raddoppio dei personaggi, così come la visione intimistica utilizzata ad
libitum anche per il grand opéra, è ormai un vezzo di molte visioni registiche.
Solo che qui la parte coreografica non si dimostra chiarificatrice ma invadente
oltre misura. Le note di regia parlano di movimenti che la Compagnia Rosas
esegue talvolta seguendo all'unisono l'atteggiamento corporeo dei cantanti, talaltra
discostandosene come a voler rappresentare quelli che sono i veri pensieri
indipendentemente da ciò che canto e musica esprimono.
Soave é il vento…nonostante
la lirica danzata
di Caterina
La perfetta scansione del
Così fan tutte ha un andamento circolare che, dall'ordine iniziale, procede
attraverso l'alterazione di quello stesso ordine per poi ricostituirlo nel
finale. Se il cerchio è l'elemento sul quale si basa l'architettura dell'opera
non basta riprodurlo all'infinito con un numero di varianti imprecisate per
rappresentare sulla scena l'insondabile verità sulle relazioni amorose
concepita da Mozart e Da Ponte.
Siamo all'Opéra Garnier
che, nel suo scrigno prezioso, accoglie la ripresa di Così fan tutte. La
coreografa Anne Teresa De Keersmaeker, alla sua ultima regia lirica dopo Il
Castello di Barbablu, I due Foscari ed altre creazioni nelle quali la danza si
è unita al canto, ha infatti presentato una mise en scène nella quale ogni
personaggio è affiancato sempre e costantemente da un suo doppio danzante.
L'idea di fondo è quella di trovare una terza via alternativa a quanto espresso
da musica e libretto che funga quasi da sottotesto. Il palcoscenico è nudo,
retropalco completamente a vista, bianco di un candore lattiginoso come le luci
che lo illuminano, senza nessun altro arredo scenico che non dei pannelli
trasparenti, bordati anch'essi di bianco, che pendono all'estrema destra e
sinistra come delle quinte mobili. La dimensione è fortemente astraizzante,
quasi fossimo in presenza di una creazione balanchiniana, le tavole del
palcoscenico contaminate da linee curve colorate che si intrecciano in una
prospettiva ora concentrica ora allocentrica.
Alla fine dell'ouverture
dodici interpreti entrano in scena: sei cantanti e i rispettivi doppi
impersonati da altrettanti danzatori. L'idea non è affatto nuova, anzi il
raddoppio dei personaggi, così come la visione intimistica utilizzata ad
libitum anche per il grand opéra, è ormai un vezzo di molte visioni registiche.
Solo che qui la parte coreografica non si dimostra chiarificatrice ma invadente
oltre misura. Le note di regia parlano di movimenti che la Compagnia Rosas
esegue talvolta seguendo all'unisono l'atteggiamento corporeo dei cantanti,
talaltra discostandosene come a voler rappresentare quelli che sono i veri
pensieri indipendentemente da ciò che canto e musica esprimono.
La realtà è che si fa
fatica a seguire ciò che avviene in palcoscenico, l'insieme delle tre
dimensioni cantata-strumentale-tersicorea non arriva mai ad una vera sintesi,
anzi il terzo elemento costituito dalla presenza dei danzatori in continua
attività diventa elemento separatore. Come pretendere di dare una sostanza alla
sublime ambiguità riposta nella commistione libretto-musica mediante l'espressione
corporea...ma sopratutto perchè?
Le coppie
Fiodiligi-Guglielmo e Dorabella-Ferrando si scompongono e ricompongono secondo
nuovi parametri; può una coreografia spiegare più e meglio di Mozart e Da Ponte
ciò che avviene nei loro cuori e nelle loro menti, il processo di cambiamento
insito in questa sorta di iniziazione all'amore vero e non idealizzato?
Riusciamo a comprendere il sagace pensiero illuminista di Don Alfonso
attraverso il danzatore barbuto che si agita in lungo e in largo?
Alla fine ciò che resta è sempre e solo un'affiatata
compagnia di canto che segue con grande partecipazione ciò che la concertazione
pulita, quantunque priva d'involo, di Marius Stieghorst (ma quanto di suo c'è
se, delle 14 repliche previste, Philippe Jordan ne ha dirette dieci lasciando
le ultime al suo assistente...) prevede. L'elegante Ferrando di Cyrille Dubois
completa l'esuberanza dell'ottima Dorabella di Stephanie Lauricella, mentre il
Guglielmo sanguigno di Edwin Crossley-Mercer ritrova la fresca e pensosa Fiordiligi
di Ida Falk-Winland. Simone Del Savio è
un Don Alfonso pacioso e bonario solo apparentemente, in realtà sottile ed
analitico, così come irresistibile è la Despina di Maria Celeng che per fortuna
rinuncia alla rozza caratterizzazione della serva intrigante a favore di una
spumeggiante baldanza ed ironia.
https://amnerisvagante.wordpress.com/2017/10/31/soave-e-il-vento-nonostante-la-lirica-danzata/
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