miércoles, 1 de noviembre de 2017

SOAVE É IL VENTO…NONOSTANTE LA LIRICA DANZATA. AMNERIS VAGANTE

di Caterina
La perfetta scansione del Così fan tutte ha un andamento circolare che, dall'ordine iniziale, procede attraverso l'alterazione di quello stesso ordine per poi ricostituirlo nel finale. Se il cerchio è l'elemento sul quale si basa l'architettura dell'opera non basta riprodurlo all'infinito con un numero di varianti imprecisate per rappresentare sulla scena l'insondabile verità sulle relazioni amorose concepita da Mozart e Da Ponte.


Siamo all'Opéra Garnier che, nel suo scrigno prezioso, accoglie la ripresa di Così fan tutte. La coreografa Anne Teresa De Keersmaeker, alla sua ultima regia lirica dopo Il Castello di Barbablu, I due Foscari ed altre creazioni nelle quali la danza si è unita al canto, ha infatti presentato una mise en scène nella quale ogni personaggio è affiancato sempre e costantemente da un suo doppio danzante. L'idea di fondo è quella di trovare una terza via alternativa a quanto espresso da musica e libretto che funga quasi da sottotesto. Il palcoscenico è nudo, retropalco completamente a vista, bianco di un candore lattiginoso come le luci che lo illuminano, senza nessun altro arredo scenico che non dei pannelli trasparenti, bordati anch'essi di bianco, che pendono all'estrema destra e sinistra come delle quinte mobili. La dimensione è fortemente astraizzante, quasi fossimo in presenza di una creazione balanchiniana, le tavole del palcoscenico contaminate da linee curve colorate che si intrecciano in una prospettiva ora concentrica ora allocentrica.

Alla fine dell'ouverture dodici interpreti entrano in scena: sei cantanti e i rispettivi doppi impersonati da altrettanti danzatori. L'idea non è affatto nuova, anzi il raddoppio dei personaggi, così come la visione intimistica utilizzata ad libitum anche per il grand opéra, è ormai un vezzo di molte visioni registiche. Solo che qui la parte coreografica non si dimostra chiarificatrice ma invadente oltre misura. Le note di regia parlano di movimenti che la Compagnia Rosas esegue talvolta seguendo all'unisono l'atteggiamento corporeo dei cantanti, talaltra discostandosene come a voler rappresentare quelli che sono i veri pensieri indipendentemente da ciò che canto e musica esprimono.

           
Soave é il vento…nonostante la lirica danzata
di Caterina

La perfetta scansione del Così fan tutte ha un andamento circolare che, dall'ordine iniziale, procede attraverso l'alterazione di quello stesso ordine per poi ricostituirlo nel finale. Se il cerchio è l'elemento sul quale si basa l'architettura dell'opera non basta riprodurlo all'infinito con un numero di varianti imprecisate per rappresentare sulla scena l'insondabile verità sulle relazioni amorose concepita da Mozart e Da Ponte.

Siamo all'Opéra Garnier che, nel suo scrigno prezioso, accoglie la ripresa di Così fan tutte. La coreografa Anne Teresa De Keersmaeker, alla sua ultima regia lirica dopo Il Castello di Barbablu, I due Foscari ed altre creazioni nelle quali la danza si è unita al canto, ha infatti presentato una mise en scène nella quale ogni personaggio è affiancato sempre e costantemente da un suo doppio danzante. L'idea di fondo è quella di trovare una terza via alternativa a quanto espresso da musica e libretto che funga quasi da sottotesto. Il palcoscenico è nudo, retropalco completamente a vista, bianco di un candore lattiginoso come le luci che lo illuminano, senza nessun altro arredo scenico che non dei pannelli trasparenti, bordati anch'essi di bianco, che pendono all'estrema destra e sinistra come delle quinte mobili. La dimensione è fortemente astraizzante, quasi fossimo in presenza di una creazione balanchiniana, le tavole del palcoscenico contaminate da linee curve colorate che si intrecciano in una prospettiva ora concentrica ora allocentrica.

Alla fine dell'ouverture dodici interpreti entrano in scena: sei cantanti e i rispettivi doppi impersonati da altrettanti danzatori. L'idea non è affatto nuova, anzi il raddoppio dei personaggi, così come la visione intimistica utilizzata ad libitum anche per il grand opéra, è ormai un vezzo di molte visioni registiche. Solo che qui la parte coreografica non si dimostra chiarificatrice ma invadente oltre misura. Le note di regia parlano di movimenti che la Compagnia Rosas esegue talvolta seguendo all'unisono l'atteggiamento corporeo dei cantanti, talaltra discostandosene come a voler rappresentare quelli che sono i veri pensieri indipendentemente da ciò che canto e musica esprimono.


La realtà è che si fa fatica a seguire ciò che avviene in palcoscenico, l'insieme delle tre dimensioni cantata-strumentale-tersicorea non arriva mai ad una vera sintesi, anzi il terzo elemento costituito dalla presenza dei danzatori in continua attività diventa elemento separatore. Come pretendere di dare una sostanza alla sublime ambiguità riposta nella commistione libretto-musica mediante l'espressione corporea...ma sopratutto perchè?

Le coppie Fiodiligi-Guglielmo e Dorabella-Ferrando si scompongono e ricompongono secondo nuovi parametri; può una coreografia spiegare più e meglio di Mozart e Da Ponte ciò che avviene nei loro cuori e nelle loro menti, il processo di cambiamento insito in questa sorta di iniziazione all'amore vero e non idealizzato? Riusciamo a comprendere il sagace pensiero illuminista di Don Alfonso attraverso il danzatore barbuto che si agita in lungo e in largo?



Alla fine  ciò che resta è sempre e solo un'affiatata compagnia di canto che segue con grande partecipazione ciò che la concertazione pulita, quantunque priva d'involo, di Marius Stieghorst (ma quanto di suo c'è se, delle 14 repliche previste, Philippe Jordan ne ha dirette dieci lasciando le ultime al suo assistente...) prevede. L'elegante Ferrando di Cyrille Dubois completa l'esuberanza dell'ottima Dorabella di Stephanie Lauricella, mentre il Guglielmo sanguigno di Edwin Crossley-Mercer ritrova la fresca e pensosa Fiordiligi di Ida  Falk-Winland. Simone Del Savio è un Don Alfonso pacioso e bonario solo apparentemente, in realtà sottile ed analitico, così come irresistibile è la Despina di Maria Celeng che per fortuna rinuncia alla rozza caratterizzazione della serva intrigante a favore di una spumeggiante baldanza ed ironia.


https://amnerisvagante.wordpress.com/2017/10/31/soave-e-il-vento-nonostante-la-lirica-danzata/

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